Il papa «per tutti», escluso Donald Trump
«Il papa non si immischia nella politica italiana», è questa la risposta di Bergoglio alla domanda riguardante il ddl Cirinnà. «Perché il papa è per tutti e non può mettersi nella politica concreta interna di un paese. Questo non è il ruolo del papa».
Ovviamente interessante sarebbe capire cosa significa che «il papa è per tutti», così come giusto sarebbe domandarsi: qual è il riferimento fisso di confronto? Quello che pensa Bergoglio o la Chiesa? Comunque il dato acquisito è che «il papa non si immischia nella politica», o meglio in quella italiana. Peccato, però, che il parlamento stia discutendo sul riconoscimento giuridico del peccato e delle perversioni. La Chiesa, alla luce di ciò, è tuttʼaltro che una guida morale come un tempo, tanto più che la neo-Chiesa è occupata ad interessarsi delle virtù civiche, della legalità e dellʼimmigrazione nonché ad incentivare il dialogo. Detto ciò sorge spontanea una domanda: perché papa Francesco si immischia nella politica americana?
È noto che Donald Trump, candidato tragicomico alla Casa Bianca, ha accusato Bergoglio di essere eccessivamente «politicizzato». Ovviamente su ciò è stato interpellato il Santo Padre: «È giusto che un cristiano voti Trump?». La risposta di Bergoglio si apre con una frase emblematica: «Voler costruire muri e non ponti non è da cristiani». Una volta la religione ci trasmetteva gli insegnamenti mediante la tradizione e le Scritture, oggi, invece, attraverso le frasi idiomatiche. Sul ddl Cirinnà, che intanto sta cadendo miseramente anche dopo l’affondo del cardinal Bagnasco, il pontefice preferisce non pronunciarsi, mentre definisce Donald Trump un «non cristiano». Non è un interessamento alla politica questo? Ma il papa non era «per tutti»?