Parlando di libri proibiti

Nell’Occidente del Ventunesimo secolo, simbolo del trionfo della libertà di espressione e di pensiero, c’è ancora chi si batte per proibire la diffusione e la lettura di alcuni libri, semplicemente perché non è d’accordo con le idee che promuovono.

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Molto spesso questi sforzi si concretizzano in tentativi di bandire i libri incriminati da scuole, biblioteche e librerie; tentativi che negli Stati Uniti vengono a volte segnalati all’American Library Association (Ala), che raccoglie dati e statistiche consultabili online. La top ten dei libri più segnalati è una lista di libri dai contenuti religiosi (c’è persino la Bibbia), sessualmente espliciti o riguardanti relazioni affettive non eterosessuali.
Ma non serve andare oltreoceano: lo scorso anno il sindaco di Venezia ha stilato una lista di libri proibiti per bambini e ragazzi, che per fortuna si è rapidamente trasformata in una lista di consigli di lettura grazie a numerose iniziative volte a promuovere il diritto a leggere in libertà. Anche la maggior parte di questi libri trattavano la diversità, genericamente o in ambito amoroso, religioso, di nazionalità.
Finché si tratta di testi che promuovono idee di accettazione e di rispetto, è evidente che la censura è assolutamente sbagliata e immotivata. Ma come porsi di fronte a libri che incoraggiano invece l’odio o la violenza? Il Mein Kampf di Hitler è sicuramente tra i libri più discussi, si pensi alla polemica infiammata dalla decisione de Il Giornale di pubblicarlo e venderlo assieme alla testata: secondo molti, è un testo pericoloso che non dovrebbe essere diffuso.
Ma la censura è sempre sbagliata, a prescindere dalle idee sostenute nel testo: per una ragione pratica, perché è risaputo che il risultato finale è spesso il contrario di ciò che si vuole ottenere: la proibizione, lungi dal gettare qualcosa nell’oblio, non fa altro che accendere la curiosità di conoscerlo; ma anche e soprattutto perché non ci si libera dalle idee pericolose impendendo di accedervi. Anzi, occorre piuttosto conoscerle, conoscerle a fondo in tutta la loro pericolosità e assurdità.
La soluzione migliore non è dunque la censura, ma piuttosto l’educazione a una lettura corretta, attenta e critica, in assenza della quale anche la frase più banale può essere interpretata male e caricarsi di messaggi pericolosi. Ogni testo in fondo ha due autori: lo scrittore e il lettore.