Un parco intitolato a Rodolfo Graziani: chi era il gerarca fascista
Certe notizie hanno dell’incredibile, ma ancor di più sono incredibili certe coincidenze: qualche giorno fa discutevamo sulla proposta Fiano contro i gadget fascisti e ora vediamo che nei mesi scorsi la giunta regionale del Lazio, con a capo il presidente Pd Nicola Zingaretti, ha finanziato il restauro di un parco intitolato a Rodolfo Graziani a Filettino (Frosinone), paese natale del gerarca fascista. Stiamo parlando di un personaggio di primo piano durante il Ventennio: generale, viceré d’Etiopia e ministro della Guerra della Repubblica Sociale, e infine primo presidente del Movimento Sociale Italiano. Su richiesta dell’Etiopia, Graziani venne inserito dall’Onu tra i criminali di guerra.
Ed è proprio dell’Etiopia che vi parliamo oggi, con l’intento di mostrarvi a chi il comune di Filettino, a guida dem, continua a intitolare un parco, il cui restauro è stato possibile grazie al generoso intervento della regione Lazio. È inutile che dalla Regione facciano sapere che il loro compito è «quello di contribuire a creare o rinnovare opere pubbliche, non di fare toponomastica», perché è assolutamente indegno che nel 2017 sia ancora possibile avere qualcosa intitolato a Rodolfo Graziani, soprattutto se a finanziare il restyling è lo stesso partito che vuole mettere al bando i busti del Duce.
Graziani, al comando delle truppe sul fronte Sud durante la guerra d’Etiopia (1935-1936), ha partecipato attivamente alla strage operata dagli italiani con l’utilizzo di gas e armi chimiche. A sud vengono lanciati in pochi mesi (dal 24 dicembre ’35 al 27 aprile ’36) un totale di 30,5 tonnellate di bombe a iprite e di 13,3 tonnellate di fosgene. La grande «rivoluzione» di Graziani riguardò gli obiettivi: sua l’intuizione di colpire le risorse alimentari del nemico come le mandrie di bestiame e i rari pozzi d’acqua.
Se a qualcuno venisse ancora qualche dubbio sulla responsabilità di Graziani in questa mattanza, basta leggere un paio di telegrammi che gli manda Mussolini, per comprendere come spettasse a lui decidere sull’utilizzo delle armi chimiche: «sta bene impiego gas nel caso V.E. lo ritenga necessario per supreme ragioni difesa» (16.12.35) e «autorizzo a impiegare in caso di necessità qualunque mezzo» (3.1.36).
La Regione poteva vincolare il finanziamento a un nuovo nome per il parco, ma non l’ha fatto. Il Partito Democratico è invece subito pronto a vietare ogni riferimento al fascismo, basta che riguardi gli altri: evidentemente per lorsignori è peggio un busto di Mussolini in un bar rispetto all’intitolazione (dovuta a qualche merito, almeno in teoria) di un luogo pubblico a un gerarca fascista.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Graziani ricorse all’uso dell’iprite solo DOPO che gli abissini avevano violato numerose convenzioni di guerra, come l’evirazione di prigionieri, l’uso di proiettili dum-dum e l’uso improprio delle insegne della Croce Rossa. Lo fece dunque in modo giustificato, dal punto di vista della rappresaglia.
Si legga i telegrammi fra Graziani e Mussolini e poi riformuli il commento. Grazie