Il pianeta che non dovrebbe esistere e altre strabilianti recenti scoperte
La fisica dopo poco tempo dall’ultima volta torna a stupire. Il 2 novembre gli scienziati hanno avvistato un nuovo pianeta che da oggi porterà il nome di NGTS-1b. Gli astronomi hanno potuto osservare il corpo celeste grazie a un’azione combinata di dodici telescopi di ultima generazione situati in Cile, nel deserto di Atacama e hanno scoperto che il pianeta è grande circa quanto Giove e ruota attorno a una stella che risulta essere grande quanto la metà del nostro Sole; ma cosa rende questa scoperta tanto sensazionale e scioccante è il fatto che tale pianeta non dovrebbe esistere nella carta.
Infatti, secondo la teoria della formazione dei pianeti, non dovrebbe essere possibile che una stella così piccola sia riuscita ad attrarre a sé un corpo celeste di tali dimensioni che le orbita attorno in appena 2,6 giorni. L’avvistamento è stato possibile grazie a uno studio della luce emessa dalla stella del pianeta che ha messo in evidenza delle piccole e brevi eclissi, causate dal transito ravvicinato del pianeta.
Ovviamente questa scoperta ha una grande rilevanza dato che i calcoli e le teorie, in questo caso, si sono rivelati errati: probabilmente nell’universo vi sono ancora molti altri pianeti che non avevamo visto da scoprire.
Oltre a questo, c’è un altro ritrovamento che ha agitato gli animi degli appassionati. Gli archeologi, il 3 novembre, hanno annunciato di aver rinvenuto una stanza lunga trenta metri all’interno della piramide di Cheope che nessuno è in grado di spiegare. Anche in questo caso, non vi è stata alcuna teoria in grado di prevederne l’esistenza. Ecco che allora la scienza ci sorprende nuovamente ribaltando tutte le nostre certezze.
La stanza è situata sopra la Grande Galleria ed è stata scoperta da una squadra di scienziati frutto della collaborazione tra l’Università di Nagoya, in Giappone e gli scienziati francesi del Cea. Gli archeologi sono stati in grado di individuare la cavità grazie ad alcuni rilevatori posti nella stanza della regina, che è situata sotto a quella del re, ed altri posti attorno alla piramide.
Le ipotesi che sono scaturite sulle motivazioni che avrebbero portato gli antichi a creare questa cavità sono molteplici, ma quella più accreditata sembra essere quella più pratica: la grande camera potrebbe essere stata costruita per fini strutturali, ovvero per non far crollare la piramide.
Tuttavia, secondo alcuni. tale scomparto potrebbe non essere dovuto solamente a necessità di tipo ingegneristico, ma potrebbe nascondere la mummia del faraone Khufu della IV dinastia.
Le conclusioni non sono ancora definitive e gli studi proseguono; l’unica informazione provata scientificamente è quella della presenza di tale cavità.
Un’altra notizia ha sconvolto la comunità scientifica di recente: nel cielo vi è una stella che rinasce puntualmente ogni qual volta che si trova sul punto di chiudere il suo ciclo vitale. In generale, quando una stella muore, smette di brillare dopo circa cento giorni dalla sua esplosione. In questo caso, invece, la stella in questione, chiamata iPTF14hls, ha continuato a brillare per ben seicento giorni e non si è spenta, anzi, ha aumentato la propria luminosità.
Tuttavia, la storia di questa stella è ancora più avvincente: secondo i documenti ed i calcoli la medesima stella era esplosa già sessant’anni fa. Secondo gli astronomi, potrebbe trattarsi del primo caso a essere osservato in cui un corpo celeste esplode più di una volta a causa della sua massa e di un calore talmente alti da poter essere in grado di generare dell’antimateria.
Questo è un altro caso in cui le teoria e i calcoli finora studiati vengono invalidati dalle constatazioni empiriche e questi avvenimenti portano con sé un grande messaggio: anche se la matematica non è un’opinione, la scienza è caratterizzata da un continuo ciclo di nuove scoperte ed è in grado di sorprendersi sempre.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.