Il Pil non cresce: ecco le mosse di Padoan
L’economia italiana rimane lenta e stagnante; la più stagnante d’Europa, secondo quanto redatto dalla Commissione Europea nelle sue stime pubblicate lo scorso 13 febbraio. Il documento mostra un tasso di crescita del nostro Pil per il 2017 previsto a quota +0,9%, piuttosto basso se paragonato al +2,3% della Spagna ma anche al +1,4% della Francia e al +1,6% della locomotiva Germania.
Bruxelles ritiene che alla base della scarsa crescita vi siano «l’incertezza politica e il risanamento lento del settore bancario», anche se nello stesso documento l’esecutivo comunitario ha accolto positivamente l’impegno del governo di alleggerire conti pubblici entro aprile, rivedendo però al rialzo le stime sul debito pubblico. Per la Commissione Ue il rapporto debito/Pil italiano dovrebbe toccare quota 133,3% nel 2017, mentre le stime del governo contenute nel documento programmatico di bilancio si fermano al 132,3%.
La richiesta principale a cui far fronte nei prossimi 2 mesi riguarda la correzione sul rapporto deficit/Pil mirata a ridurre lo stesso dello –0,2%, circa 3,4 miliardi. Dopo qualche commento brusco della stampa italiana che etichettava la richiesta come un ultimatum, il commissario europeo per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici ha commentato: «Noi incoraggiamo il governo italiano ad adottare queste misure, ma è assolutamente sbagliato parlare di ultimatum da parte nostra. Stiamo discutendo in modo costruttivo e positivo con le autorità italiane» e poi ha concluso che «Non c’è alcun ultimatum, vogliamo vedere quali saranno le misure».
Tornato sul trono di segretario del Pd e in vista delle prossime elezioni, Matteo Renzi si è fatto sentire escludendo, di fatto, l’opzione di aumentare le accise su carburanti e tabacchi, nonostante il ritocco delle accise sia il pezzo forte del piano del ministro Padoan, dal momento che porterebbe 1,5 miliardi freschi a cui aggiungere un altro miliardo proveniente dallo split payment (l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pagare direttamente l’Iva all’erario, fatturando al cliente solo l’importo netto).
I tecnici di Palazzo Chigi stanno lavorando ad alcuni soluzioni, concentrandosi soprattutto su lotta all’evasione e su tagli di spesa fino a 900 milioni. Tra i punti fermi per arrivare all’aggiustamento dei conti pubblici c’è l’estensione delle misure antievasione Iva, che permetterebbe di recuperare circa un miliardo. Per questo il governo ha già chiesto a Bruxelles di poter estendere lo split payment a soggetti e transazioni finora esclusi come nei rapporti commerciali con le società pubbliche. Un quarto della correzione arriverà invece sia dai tagli di spesa, tagliando soprattutto sulle amministrazioni centrali, sia da alcuni interventi sui crediti d’imposta, anche se in misura minore.