I politici amano vomitare tweet

Bitonci

Twitter, si sa, è peggio del cesso di casa propria: ognuno – personaggio pubblico o emerito sconosciuto – si sente in diritto di esporre la propria idea confrontandosi anche con chi è molto più preparato di lui. Fin qui tutto bene: il social network tende ad essere il paradiso della democrazia diretta e totale. Il problema è che cinguettando si perde la concezione della propria pochezza e, spesso, del proprio passato: «Giuditta (la sua gatta, ndr) ha visto i tg di pranzo. Ovunque Renzi, commentato da Renzi, più intervista a Renzi. Torna l’Istituto Luce?». Chi sarà mai l’autore di questo tweet? Ma certo: Daniele Capezzone, ex radicale ora tra le fila di Forza Italia. L’esimio Presidente della Commissione Finanze della Camera forse dimentica com’erano i telegiornali nell’era Berlusconi: a parte Mediaset che ovviamente favoriva il capo, la Rai – a parte rare eccezioni – si prostrava ai piedi dell’allora Cav. Se così non fosse, come sarebbe stato possibile l’editto bulgaro?
A proposito della guerriglia del 1 maggio a Milano, Massimo Bitonci, sindaco di Padova, grande amico e compagno di partito di Matteo Salvini, twitta: «Io sto con le forze dell’ordine! Alfano ora si dimetta!». Ovviamente, nella brevità di un cinguettio, possiamo solo immaginare perché Alfano dovesse andarsene però ci permettiamo di ricordare a Bitonci che l’Italia è stata invasa dai
black bloc un’altra volta: a Roma nell’ottobre del 2011. Chi era allora il ministro dell’interno? Roberto Maroni. Di che partito? Lega Nord ovviamente. Pare assurdo che noi stiamo qua a difendere Alfano però quand’è giusto è giusto. Solo chi aveva riservato lo stesso trattamento al ministro berlusconiano può aprire bocca.
Cari politici, prima di twittare, pensateci due volte e, nel dubbio, tacete.