Donzelli: vent’anni di poesia

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Era il 1996 quando Donzelli – tre anni dopo la nascita della casa editrice – apriva le porte alla poesia pubblicando Meteo di Andrea Zanzotto, una breve plaquette corredata da disegni di Giosetta Fioroni.
Su un’idea grafica di Carlo Fumian, vedeva la luce una collana che per quantità di pubblicazioni – e per impiego di risorse – era forse la più piccola, quella cosiddetta più di nicchia, delle collane Donzelli. Apparentemente piccola e apparentemente di nicchia, spesso è proprio la poesia ad animare e a dare corpo a molta parte delle idee, dei progetti e della vita stessa di una casa editrice.
A breve saranno vent’anni che Donzelli pubblica poesia e la collana ha raggiunto 56 titoli.

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Tre o quattro titoli all’anno con l’obiettivo chiaro e difficile di costruire una comunità di poeti italiani e stranieri, senza limitazioni numeriche a favore della poesia straniera o di quella italiana. Pochi ed essenziali criteri per scelte inevitabilmente rigorose e selettive nella convinzione che i poeti siano doni per gli editori e che un editore possa – anzi debba nei termini del possibile – pubblicare libri di poesia solo e soltanto se questi libri lo convincono pienamente.
Ancora oggi – come in passato – le collane, le riviste, i festival che ruotano intorno alla poesia lavorano per lo più in una direzione sola: quella di individuare dei canoni assecondando la legittima necessità di ritrovare un’identità forte attraverso forme varie e variabili di collettività letteraria. In questi diciannove anni, la nostra prima necessità per la poesia è stata diversa. «Come editori, ed editori non solo di poesia, abbiamo anzi voluto concederci ogni volta la libertà di individuare libri nei quali identificarci. – Spiegano dalla casa editrice – Sono state scelte difficilissime, spesso sofferte e imperfette ma rispetto alle quali sentivamo la responsabilità di garantire ai lettori una selezione tanto soggettiva quanto rigorosa. E questa libertà di scegliere, di selezionare, anche di sbagliare, crediamo sia la stessa che inizialmente porta un lettore a identificarsi in un libro di versi attraverso la lettura di un singolo giro di versi».
Anche per questa ragione, da qualche tempo Donzelli pubblica ogni domenica, su Twitter e su Facebook, un verso nello spazio minimo che il web consente, di 140 caratteri. «Così facendo muoviamo la nostra poesia a una velocità di identificazione che può essere molto pericolosa se non è affiancata dal controllo testuale e da una scelta ragionata del verso. Ma siamo convinti che la poesia sia anche questo: una finestra di bellezza per ammirare la complessità del presente e per affacciarsi all’universo intatto e avventuroso della forma libro».