Prima la Castelli, ora Casalino: che succede al Mef?
La registrazione audio di Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio e capo della comunicazione M5s, uscito sui siti web dei giornali ha scatenato un turbine di polemiche e accuse che inevitabilmente hanno danneggiato, oltre all’interessato, l’intera classe dirigente 5 stelle nonché il premier Giuseppe Conte.
Senza disquisire sul fatto, davvero singolare, di un giornalista che rivela le proprie fonti, che a livello deontologico rappresenta forse l’onta più grave per chi fa quel mestiere, è interessante notare come pochi abbiano messo in evidenza la gravità del fatto- se è vero quel che dice l’ingenuo Casalino- che all’interno del Ministero delle Finanze ci siano dei tecnici che lavorano per mettere i bastoni fra le ruote al Governo: uomini dello stato che lavorano contro lo Stato. Fatto a dir poco scandaloso e in quanto tale, parafrasando Moravia, banale. Qualsiasi classe politica che vuole rinnovare dovrebbe avere l’intelligenza di «usare i coltelli», cosa che a quanto pare i 5 stelle non hanno fatto e non sono in grado di fare per il semplice motivo che, come già detto in passato, hanno difficoltà a formare una classe dirigente. Per questo, da un lato, sono costretti a improvvisare (si veda l’operazione prima del voto della squadra di candidati ministri voluta da Di Maio) e, dall’altro, devono affidarsi completamente alla classe burocratica preesistente.
Certo non è detto che quel che dice Casalino sia la verità. Ovviamente il ministro Tria ha subito ribadito la sua fiducia negli uomini del proprio ministero (e non avrebbe potuto fare altrimenti). Però, per suffragare tale ipotesi è interessante riproporre una notizia, fatta passare praticamente sotto silenzio da tutti i media, pubblicata dal giornalista Franco Bechis, la quale parla del fatto che il ministro Riccardo Fraccaro e il sottosegretario Laura Castelli del M5s si siano accorti di un emendamento (di cui la maggioranza ignorava l’esistenza) inserito di nascosto nel decreto «Milleproroghe» da parte di un qualche oscuro funzionario del Mef al fine di avvantaggiare qualche multinazionale. Per farla breve, una talpa al soldo di qualche lobby: episodio, questo, che accrediterebbe la tesi di Casalino.
D’altronde, a proposito di questa vicenda, il ministro Paolo Savona ufficialmente nega la teoria complottista affermando che non si possono additare colpe ai tecnici in quanto «non spetta ai tecnici decidere cosa fare ma alla politica». Frase però a dir poco sibillina in quanto Savona, da vecchio uomo di potere, sa benissimo che per muovere certe leve non basta la volontà ma serve anche capire chi effettivamente le manovra. Anzi. Letta in un altro senso la frase sembra dire: i tecnici stiano al loro posto che a dettare la linea politica ci pensano i politici.
Volete capire dove andrà questo governo? Seguite Paolo Savona.
Nato nel 1993, felicemente piemontese. Dopo gli studi di ragioneria, mi sono addentrato in quelli di Lettere, conseguendo la laurea triennale. A breve, arriverà anche il titolo magistrale.