Per un pugno di voti, la Serracchiani diventa leghista
«La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza», queste le parole di qualche settimana fa della presidente del Friuli Debora Serracchiani.
La già folta schiera di voltagabbana ha un altro «illustre» rappresentante. Con l’avvicinarsi delle elezioni i voti valgono più del denaro e un seggio val bene una sciocchezza. Da questo punto di vista l’immigrazione è sicuramente un tema economicamente vincente.
La Serracchiani non ha colto il succo delle numerosissime critiche ricevute su questa sua uscita a dir poco infelice, tant’è che qualche sera fa, a Otto e Mezzo su La7, la presidente del Friuli ha ribadito il concetto davanti a un Paolo Mieli d’accordo con lei. L’ex direttore del Corriere sostiene anche che chiunque abbia letto Dante, Omero o Virgilio si trovi inevitabilmente d’accordo con quanto detto dalla Serracchiani: secondo il giornalista la sacralità dell’ospite gli impone di comportarsi correttamente, rendendo quindi peggiore qualsiasi suo atto di scorrettezza.
Se si tralascia per un attimo il problema dell’ospitalità viene il dubbio che la Serracchiani non si renda conto di star alimentando un immaginario pubblico in cui i profughi arrivano, portati da «taxi del mediterraneo», con cellulari e vestiti alla moda, per rubarci il lavoro e oltretutto, da questi giorni, stuprarci tutti.
Si può credere che non riconosca il peso delle sue parole?
Per quanto riguarda l’ospitalità basterebbe notare che Enea era sì ospite di Latino, che lo aveva però accolto per sua gentilezza e non in virtù del diritto internazionale. Noi invece accogliamo gli immigrati perché siamo obbligati a farlo e questo basta a non poter definire un profugo «ospite» come lo era Enea.
Anche se poi si volesse definirli in questo modo, bisognerebbe ricordarsi che tra i greci è sacro prima di tutto l’ospite e non chi ospita. Possiamo quindi dirci al livello dei nostri predecessori? Dalle immagini circolanti dei Cara non si direbbe.
Studente di Ingegneria Informatica presso l’Università di Pisa