Vedere le cose da un altro punto di vista
Mi accorgo di avere una percezione dello spazio diversa da quella delle altre persone (già giocando a scacchi, l’avevo notato, sì lo so, è strano), o almeno mi sembra. Prendo la macchina, mi sembra di arrestarmi a ridosso di una rete, invece ho ancora trenta metri buoni dietro di me, non so mai se sono giusta all’interno della corsia o se sono troppo a ridosso del marciapiede. E poi, quando l’auto costeggia un fossato e non c’è un guard rail mi sento morire. È come se il fosso stesso mi chiamasse, come se avesse un campo gravitazionale tutto suo. «Cecilia, Cecilia, vieni da noi», dicono le sirene del fosso. «Perché ti sei fermata? Non frenare di colpo in mezzo alla strada», mi sgrida l’istruttore. Cerco di spiegare l’inevitabilità della mia caduta nel fossato con tutta la Fiat Punto. Questa paura di cadere cronica e irrazionale pare che sia parte integrante della mia malattia, ma io la devo superare, io la patente la devo prendere, ormai è una questione personale, una battaglia fra me e i miei mostri con un solo vincitore possibile. Inizialmente al liceo entrare col pulmino disabili è stato un trauma, il cortile della scuola era pieno di studenti, mi sembrava che tutti fossero più liberi di me e che tutti guardassero nella mia direzione e chiudevo gli occhi. Poi ho smesso di chiudere gli occhi perché arrivavamo prima e c’era meno gente. Avevo dei film in testa alla fine delle medie e c’era sempre un figo che mi accompagnava a scuola in motorino, invece niente. Dividevo il pullman con autisti (che ascoltavano radio assurde il più delle volte o, peggio, l’intera discografia di Tiziano Ferro) e autistici e altri con altri problemi, cui io mi sentivo comunque superiore. Mi è toccato persino spezzare il cuore a un ragazzo che viaggiava con me (ti chiedo scusa). Avrei pagato chissà cosa per prendere un autobus “normale”, ma sento che quel pulmino era importante. Ho cambiato opinione sugli autobus, comunque, la mia Speedy3 è molto meglio del 24! Ho cambiato opinione anche sul sentirsi superiore, io non sono superiore proprio a nessuno. Sono stata a vedere il musical di Romeo e Giulietta e c’era un gruppo di ragazze Down che mandava baci a Romeo ogni volta che appariva sullo schermo. Più o meno quello che facevo io. Alla guida miglioro, lentamente, il volante mi risponde meglio ora e, finita la lezione, non si sente più odore di frizione consumata.
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.