Benvenuti in Svezia, dove l’individuo può realizzarsi
Dalla nostra corrispondente Malmö, Svezia
Fin dal mio primo arrivo in Svezia, a Malmö (in foto), mi colpì particolarmente l’autonomia delle persone locali.
Percepita internazionalmente come uno dei paesi più all’avanguardia a livello sociale, questa monarchia costituzionale vanta minimi livelli di corruzione, un sistema scolastico completo di supporto economico per studenti e politiche orientate alla crescita personale dei cittadini.
A confronto, il Bel Paese non ha molto di cui vantarsi nel campo dello sviluppo individuale.
Qual è, mi chiedevo in continuazione, la differenza fondamentale fra società italiana e svedese?
Dopo due anni di vita in Scandinavia, ho forse intuito le cause storico-sociali della distinta autonomia nordica.
Non é la famiglia a formare la cellula base della società svedese, bensì l’individuo stesso.
La persona, in quanto nucleo sociale, vuole svilupparsi in modo indipendente, forma opinioni proprie e insegue obiettivi di realizzazione personale. Questo fenomeno sembra essere diretta conseguenza del passato protestante della Scandinavia, alquanto diverso dal cattolicesimo sopravvissuto nel meridione europeo, dove la «sacra» famiglia è ancora istituzione prima e intoccabile.
Da decenni, le scelte politiche della Svezia favoriscono la redistribuzione della ricchezza da individuo a individuo piuttosto che da Stato a gruppi familiari. Ognuno si sente parte della società, dando e ricevendo. I giovani sono presto invitati a contribuire e i meno giovani hanno la possibilità di allontanarsi dal mondo del lavoro e dedicarsi ad altri interessi.
Complice un sistema statale che incentiva l’essere självständig (letteralmente il poter camminare con le proprie gambe), a 17 anni la maggioranza degli studenti svedesi si trasferisce fuori casa e le eccezioni solitamente iniziano a pagare l’affitto ai genitori. Nei mesi estivi, molti giovani sono assunti ai cosiddetti sommarjobb, tre mesi di lavoro ben retribuiti che permettono la creazione dei primi risparmi personali.
Lo sviluppo individuale viene prima di tutto: lo Stato cerca di garantire piena accessibilità ad attività sportive, culturali e accesso alle ultime tecnologie; il passaporto viene rilasciato automaticamente a 18 anni, incoraggiando i cittadini a sperimentare altre realtà, specialmente prima di iniziare un percorso universitario.
Il 90% degli svedesi parla inglese in modo impeccabile, fatto che non solo offre maggiori possibilità lavorative, ma favorisce scambi internazionali che arricchiscono culturalmente il paese. Nelle scuole primarie e secondarie svedesi vige la regola di non introdurre soldi privati, così che non ci siano differenze negli studi per bambini provenienti da situazioni familiari/economiche diverse.
Al termine degli studi superiori, il supporto statale offre 3000 corone al mese (all’incirca 300 euro) ai cittadini che desiderano proseguire gli studi, ed esiste la possibilità di un prestito extra per i molti che traslocano verso poli universitari situati in altre città, spesso molto lontane.
Tutti questi vantaggi non sono offerti unicamente ai giovani, ma sono disponibili per adulti di ogni età. Un mio conoscente, 47 anni, si è recentemente licenziato per poter iniziare a studiare infermieristica, sogno rimasto finora nel cassetto, ma pronto a realizzarsi. Poiché la stabilità economica di giovani e anziani non è una costante preoccupazione, il naturale desiderio di sviluppo personale viene perseguito da molti. Non si viene così a creare l’abisso di differenze generazionali, frustrazione e tensioni gerarchiche poiché ai giovani non è precluso di poter lavorare e agli adulti non è precluso lo studio.
La Svezia é un paese che sa credere nei propri cittadini, giovani, adulti e anziani. E nel dare fiducia riceve fiducia.
Trovo interessante ed originale soprattutto l’ultima parte dell’articolo.Non avevo mai avuto modo di riflettere sulle implicazioni generazionali di questa impostazione sociale nordeuropea. Grazie.