Quale modernità?
Le recenti dichiarazioni del neo ministro Fontana hanno scosso l’opinione pubblica, o almeno la parte più progressista di essa. Ci si è chiesto come si potesse ancora- nel 2018- sostenere posizioni così retrograde, così vecchie. Si immagina infatti una società moderna libera dalle pastoie della religione e libera dalla mentalità medioevale, si vede l’umanità incamminata verso il progresso, definito generalmente come tutto ciò che non è stato il passato. È l’insegnamento scolastico della storia, di matrice positivista, a farci cadere in questo inganno: i fatti ci dimostrano che le cose non vanno così; le vicende dell’uomo non seguono quasi mai un andamento lineare, quanto piuttosto uno circolare e dialettico. Frammenti del passato possono riemergere in qualsiasi momento e creare nuove e inaspettate situazioni.
Facciamo un salto indietro. Iran, 1979. Una rivoluzione sostituisce il potere secolare dello scià con uno spirituale: la guida politica del paese è un religioso. Possiamo parlare di rivoluzione proprio perché una classe (quella clericale) sostituisce un’altra (quella aristocratica). Un unicum? Niente affatto.
Africa, anni ‘80. Arrivano le riforme del FMI per risolvere la crisi debitoria del continente; in pochi anni decine di paesi subiscono riforme neoliberiste e i loro mercati sono invasi da merci occidentali e moderne. Il risultato? Un’esplosione della spiritualità pentecostale e il risorgere delle accuse di stregoneria, anche nelle campagne elettorali.
Passiamo a fatti più vicini a noi. Italia, primi decenni del XXI secolo. Il terzo millennio coincide con l’arretramento dello Stato; a esso si sostituisce in molti campi l’istituzione più antica presente sul territorio: Santa Romana Chiesa. Inoltre la politica svuotata di ideali e poteri ha bisogno di nuovi spazi di lotta, i partiti devono rinsaldare i ranghi per non sparire. Molto durkheimamente, una società ha bisogno di individuare un deviante, un nemico, per poter rinsaldare la propria struttura. Ed ecco che il risorgere della religione costituisce un assist perfetto: non più lo scontro tra capitalismo e comunismo, tra «mondo libro» e «impero del male», ma tra i seguaci del Papa e i suoi oppositori. Proprio come nel ‘500.
È la modernità, bellezza!