Quando si rischia la vita a scuola
Il crollo di parte del soffitto di un asilo a Sesto San Giovanni (Milano) ed il conseguente ferimento di sei bambini, la scorsa settimana, ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il problema della sicurezza degli edifici scolastici italiani. Dopo i fatti analoghi del 2008 in un liceo di Rivoli, dove perse la vita uno studente, e del 2013 e 2014 in altri due licei di Padova e Roma, la situazione sembrava essere tornata alla normalità. Gran parte delle strutture (circa il 70%) in cui i nostri ragazzi passano buona parte delle loro giornate non solo non è a norma, ma spesso è anche brutta, vecchia, con muri sporchi e scrostati, con tende rotte alle finestre, con servizi igienici squallidi e molte volte non funzionanti e senza palestra; questa è una situazione che ancora una volta la dice lunga sulla considerazione che ha chi governa e amministra della nostra scuola. Anche quando fra i banchi non si rischia la vita, spesso non si vive comunque bene, e vale tanto per gli studenti quanto per gli insegnanti, e questo è uno dei tasti dolenti che pone molti ostacoli alla realizzazione di una vera riforma della nostra istruzione.
È difficile, se non impossibile, pensare ad una scuola che funzioni anche al pomeriggio, come accade in molti paesi europei, quando non ci sono spazi adeguati, arredati in modo confortevole, riscaldati in inverno e raffrescati d’estate, con refettori, biblioteca, palestra attrezzata, wifi, bagni accoglienti e tutto ciò che è necessario a rendere non solo piacevole, ma anche produttiva la lunga permanenza. Va dato atto al governo Renzi di aver avviato da subito un’importante campagna a favore del rinnovo dell’edilizia scolastica, campagna contraddistinta dagli hashtag #scuolebelle, #scuolesicure e #scuolenuove, con la quale si sono destinati più di un miliardo di euro per interventi su 20mila edifici e successivamente altri quattro miliardi, di cui uno della Banca Europea per gli investimenti e per la messa in sicurezza di 1600 edifici, 15mila cantieri di ordinaria manutenzione, 1600 nuove strutture e 600 operazioni di miglioramento dell’efficienza energetica, e di aver fatto ripartire, dopo 17 anni, l’Osservatorio per l’edilizia scolastica. Finora però concretamente poco si è fatto e speriamo che ancora una volta non sia trattato dell’ennesima fiera delle buone intenzioni. Non c’è più tempo da perdere, come lo stillicidio di incidenti dimostra, quindi il governo deve fare il possibile perché i cantieri aprano e si mettano al lavoro. Quando alla mattina salutiamo i nostri figli per mandarli a scuola dobbiamo essere tranquilli, certi che stanno andando nel posto più sicuro che ci sia: su questo davvero non dovremmo più fare sconti a nessuno.