Quello che la tabella sugli stupri non dice
Negli ultimi giorni è diventata virale una tabella con dati del Ministero degli Interni sugli stupri. Condivisa in un primo momento come attacco alla retorica salviniana, si è rivelata ben presto un boomerang, poiché bastano banali calcoli per scoprire che in percentuale gli immigrati commettono più violenze. Mettendo un attimo da parte le sterili polemiche, cosa fotografano questi dati?
Anzitutto serve una precisazione metodologica. La statistica è un’indagine condotta da uomini su altri uomini, ergo ci sarà sempre un margine di oggettività. Per quanto riguarda le violenze allora non dobbiamo credere che quei dati rappresentino il totale dei reati commessi. Non tutti hanno la forza di denunciare i propri aguzzini. Purtroppo gli stupri compiuti sono sicuramente molti di più, specie considerando che le violenze si consumano maggiormente tra le mura domestiche, e che ciò che la nostra società considera inammissibile, da altre potrebbe essere tollerato, ma con ciò non si vuol fare un assist ai razzisti, tutt’altro. La maggior parte dei reati oggi viene commessa da chi è stato messo ai margini della società, da chi non ha possibilità di affermarsi. E spesso sono gli ultimi arrivati, gli immigrati, a trovarsi in queste situazioni. Ciò non è dovuto a una loro essenza, quanto alle condizioni materiali d’esistenza, sia in patria che qui. Non avere la sicurezza di casa e lavoro, avere ostacoli linguistici, l’essere relegati letteralmente dove non si da fastidio (estreme periferie o edifici abbandonati da occupare) non può non provocare reazioni di qualche tipo. La violenza strutturale (cfr. Paul Farmer) insita anche nella nostra società non può non avere effetti sugli individui.
Resta un’altra questione aperta: la condizione femminile in alcune etnie. È indubbio che in alcune regioni del mondo la parità dei sessi resta un miraggio. Bisogna però chiedersi il perché. E ci sono due strade: o si estetizza e astrae l’Altro e dunque lo si considera portatore di tratti ancestrali completamente diversi dai nostri, anche negativi, oppure lo si analizza dialetticamente, spiegando le diversità vere o presunte analizzando i processi storici. E siccome non sono razzista, affronterò la questione proprio secondo questo punto di vista. Basta aprire qualsiasi libro di storia per scoprire che in realtà il tanto vituperato mondo islamico è stato per quasi 10 secoli l’avanguardia della cultura e della tecnica. La riscoperta di Aristotele, atto fondamentale per l’Occidente, si deve grazie agli arabi, giusto per dirne una. E il mondo arabo ha prodotto in tempi recenti leader illuminati come Nasser. Dunque se oggi associamo quelle regioni all’oscurantismo, deve essere perché negli ultimi anni è successo qualcosa. Ed è solo studiando la nostra e la loro storia recente che possiamo capire il presente, non facendo gare di stupidità su Facebook