Il diritto alla conoscenza: una splendida utopia radicale

È iniziato il due settimane fa, e durerà fino al 15 marzo, il crowdfunding per il diritto alla conoscenza promosso dai radicali: una raccolta fondi (per un totale di 15mila euro) per diffondere la sensibilità verso il dialogo fra Stato e cittadini. Citando proprio la spiegazione degli organizzatori: «Crediamo che scelte informate e consapevoli portino a decisioni più giuste. Negli ultimi due decenni, in molti Paesi e città abbiamo assistito all’impiego di mezzi e strategie militariste e a un prolungato, pretestuoso e arbitrario Stato di emergenza proclamato per la pretesa necessità di difendersi e difenderci in tal modo da minacce derivanti da terrorismo, immigrazione, droga e altri “nemici”. Si è insediato così uno “Stato di Emergenza” permanente, le cui radici spesso affondano in presupposti ingannevoli, se non vere e proprie menzogne. Vittime della multiforme Ragion di Stato sono i diritti umani, la responsabilità, la mancanza di supervisione nel processo decisionale e, in ultima analisi, la pace. Ormai, lo Stato di Diritto rischia di esser sostituito e sepolto dallo Stato di Polizia».

radicali
In due settimane sono stati già raccolti circa 7500 euro, la metà del denaro necessario per 1. convocare una conferenza internazionale di tre giorni a Bruxelles presso il Parlamento Europeo, a marzo 2015; 2. condurre
una campagna di sensibilizzazione attraverso numerose attività, quali conferenze pubbliche, seminari, inserzioni sui giornali, programmi radiofonici; organizzare le attività successive alla conferenza di promozione e diffusione, da intraprendere presso le Nazioni Unite nelle sedi di New York e Ginevra: incontri con rappresentanti dell’Onu e di diverse Ong, eventi paralleli, conferenze stampa; creare una piattaforma online dedicata al tema e alla Conferenza.
La Voce, pur rimanendo sempre indipendente da ogni schieramento politico, almeno nella persona del suo direttore, il sottoscritto, non può che appoggiare questa iniziativa dei radicali: nessuno Stato può dirsi libero quando vi sono dei segreti fra istituzioni e cittadini, ossia fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Qualcuno lo concepirebbe mai in un’azienda? Ad ogni modo, è possibile che, per lassi di tempo limitati, sorga la necessità di istituire l’ormai abusato «segreto di Stato»; ma le «emergenze», in quanto tali, finiscono e il potere ha il dovere di informare i cittadini su cos’è successo durante l’«emergenza».
Abbiamo molti dubbi sul fatto che l’iniziativa possa portare a delle conseguenze positive per il nostro paese: siamo uno Stato in cui, grazie al «segreto», ognuno si coltiva il proprio orticello e quindi nessuno ha interesse a scoperchiare questo vaso di Pandora; però, nonostante il nostro consueto pessimismo, applaudiamo al quasi 85enne Marco Pannella che, nonostante l’età, non ha perso la voglia di combattere per un paese migliore.

Tito Borsa