Rai: Report attacca il Pd e l’entourage renziano
L’ultima puntata di Report ha scatenato forti polemiche. L’accusa, diretta al Partito Democratico e all’entourage di Renzi in particolare, è quella di aver favorito in modo illecito Massimo Pessima, il socio finanziatore che nel 2014 salvò l’Unità dal fallimento. La contropartita a lui offerta sarebbero stati alcuni lavori affidati a una sua società, operante in Kazakhistan nel settore petrolifero. Pessina respinge ogni accusa, dichiarando inoltre che tale compagnia è di fatto inattiva, contrariamente a quanto afferma la stessa camera di commercio kazaka.
Le reazioni dal mondo politico non si sono fatte attendere. Il Pd, dal canto suo, prova a smarcarsi dichiarandosi estraneo alla vicenda, promettendo querele sia alla trasmissione di Sigfrido Ranucci che alla stessa Rai. Chi va all’attacco, e anche piuttosto duramente, è invece il Movimento 5 stelle. Secondo quanto riportato nel Blog, «dopo l’inchiesta Consip, tuttora in corso e con Tiziano Renzi e il ministro Luca Lotti tuttora indagati, spunta un nuovo capitolo del sistema “Renzopoli”. Ancora una volta è una storia di imprenditori che avrebbero vinto appalti grazie ai rapporti ravvicinati con la politica e che svela come funziona il sistema di potere renziano, dove se sei amico dell’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd ti guadagni un posto in paradiso, mentre il Paese reale lentamente muore». I sindacati Fnsi e Usigrai si dichiarano invece più preoccupati per il rapporto tra e giornalismo e politica, dichiarando «vecchi vizi che non tramontano mai. Si chiede alla Rai di fare inchieste. Poi, quando danno fastidio a qualcuno, scatta la voglia di bavaglio. Siamo con la redazione di Report e con la libertà dei giornalisti di fare informazione nel rispetto delle regole e della verità».
E proprio quest’ultimo tema è, forse, il più interessante. Se, infatti, per garantire vita democratica all’interno di un Paese è fondamentale che l’informazione non sia vincolata da nessun interesse particolaristico, essa non può trasformarsi in giustizialismo. È necessario trovare un equilibrio, cosa incredibilmente difficile se ogni accadimento viene strumentalizzato e ogni discussione avviene in un clima da stadio. E all’equilibrio richiama anche Arturo Diaconale, membro del consiglio di amministrazione Rai, secondo il quale «la libertà dei giornalisti deve essere sacrosanta e quindi va garantita e va difesa; nello stesso tempo mi auguro che questa libertà non abbia portato a degli errori di diffamazione rispetto ai quali ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità». Com’è giusto che sia.