Matteo Renzi: antologia di citazioni dimenticate
Matteo Renzi
«Caro Silvio, le cose si possono comprare, le persone no. Non tutte, almeno. Io no. Hai le porte aperte per me? Chiudi pure, fa freddo!» (10.12.12)
«La scuola è il luogo dal quale possiamo ripartire, noi dobbiamo dire agli insegnanti che puntiamo sulla loro passione» (27.10.13)
«Sull’omicidio stradale noi siamo al lavoro da tre anni. Basta annunci! Se c’è volontà si faccia subito, senza perdere tempo» (1.1.14)
«#forzaBersani» (6.1.14)
«Legge elettorale. Le regole si scrivono tutti insieme, se possibile. Farle a colpi di maggioranza è uno stile che abbiamo sempre contestato» (15.1.14)
«Mille cantieri per mille scuole. La stabilità europea è importante, la stabilità delle aule dei nostri figli lo è di più» (23.1.14)
«Molti pensano che per i voti bastino le alleanze tra i leader. Ma non è più così. Vanno conquistati gli elettori, non i leader #altrofilm» (3.2.14)
«Io non mi voglio candidare Premier né far cadere Letta, mi ricandiderò sindaco di Firenze».
Gli altri
«Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti». (Massimo D’Alema)
«Se si va sulla strada di Renzi si va al disastro politico». (Massimo D’Alema, 2012)
«(Matteo Renzi, ndr) è un misogino, costruito a tavolino e maschilista. È uno che quando ti vede ti fa sempre prima un complimento per quanto sei carina, e poi parla di lavoro. A me queste cose fanno diventare una iena». (Alessandra Moretti)
«Matteo Renzi non sta bene dove può essere messo in discussione, non ama il confronto democratico e si comporta da primadonna, ma ne abbiamo già avuta una e si chiamava Silvio Berlusconi. Sta portando in giro per l’Italia uno show televisivo e fa degli slogan lo stile di questa campagna elettorale». (Alessandra Moretti)
«Renzi continua a fare prevalere le sue aspirazioni personali rispetto agli interessi del Paese e mi sembra irresponsabile». (Stefano Fassina)
«Il nuovo segretario (Matteo Renzi, ndr) ha messo in moto riforme fondamentali per il paese». (Stefano Fassina)
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