Regionali: Pd in Veneto. Zan è fiducioso
Cosa possiamo dire del Partito Democratico, dopo queste elezioni regionali? Che non ha perso, ma che non ha nemmeno vinto. Certamente, fatto salvo per la Liguria ed il Veneto, le restanti cinque regioni sono state conquistate. Ma rimane un dato ambiguo e vagamente inquietante per il nostro governo, ovvero un’affluenza bassa e risicata, che getta un’ombra di dubbio sul vittorioso 5 a 2 incassato dal Pd. Almeno la metà degli elettori, evidentemente, non ha avuto interesse di andare al seggio e di dare un voto turandosi il naso, oppure non si è riconosciuta in nessuno dei candidati presentati. Nessuna delle due ipotesi sembra testimoniare un momento glorioso per il partito di Renzi. Infine, è bene ricordare che cinque regioni non fanno l’Italia. Non abbiamo, dunque, ancora modo di verificare l’effettivo impatto di riforme come il JobsAct o la Buona Scuola; possiamo azzardare, tuttavia, che l’elettorato italiano non sembra averle accolte con furente gioia.
Caso a sé lo fa il Veneto, roccaforte leghista e questa volta capofila di affluenza alle urne: 57,15%. Di questa regione abbiamo parlato con Alessandro Zan, ex Sel ora nelle fila del Gruppo Misto in appoggio al governo Renzi.
Rispetto ai risultati nazioni, Zan intravede un quadro «complessivamente positivo», dato che, pur avendo perso la Liguria, il Pd ha guadagnato altre regioni. Il Veneto, però, rimane nelle mani di Zaia che, pur avendo assessori non esattamente immacolati, è riuscito in un’ottima operazione di «marketing» che la Moretti non è stata in grado di contrastare. «Certo, il nostro avversario ha un forte consenso, ma il Veneto non è una regione imprendibile», Zan ne è convinto. Il problema sarà proporre qualcosa di più forte di quello che viene definito il marketing leghista, una proposta con più contenuti che sia in grado di controbattere l’avanzata di una Lega nord «ormai diversa dalle origini, quando la parola d’ordine era il federalismo, ma ora vicina piuttosto alle posizioni della Le Pen, razzista ed omofoba». L’alternativa non cade dal cielo e va costruita, ma secondo Zan la partita non è ancora persa.
D’altro canto in democrazia funziona così: «se perdi hai torto»; quindi spazio all’autocritica, ma soprattutto ad un’opposizione costruttiva. Zan crede che un grande errore del centrosinistra veneto, finora, non sia stato tanto quello di perdere, ma di perdere ed andarsene, lasciando tutto il gioco nelle mani dei vincitori. La Moretti, continua Zan, è una donna di qualità che si è impegnata molto in campagna elettorale rispetto al deludente risultato delle regionali venete. Ma ora il suo compito è un’opposizione intelligente (e non, ci dice Zan, «per il gusto dell’opposizione» sul modello dei pentastellati), «ma che sappia parlare ai veneti e smascheri il vuoto di Zaia».