Recensione: Animarma: «Horus»

Horus
Animarma
Alka record label ‒ 2016

Unknown

Pubblicato il 18 marzo scorso, «Horus» è il nuovo Ep degli Animarma, trio alternative rock il cui nome, come è evidente, mischia «anima» ad «arma»: l’anima dell’uomo è un’arma a doppio taglio, offensiva, che può anche portare all’autodistruzione dell’individuo. 5 brani in cui la potenza delle sonorità di Michele «Mik» Forgione (voce, chitarra e pianoforte), Alessandro «Benna» Benedetti (basso) e Daniele Bertuelli (batteria) risaltano maestose. La voce di Forgione è costantemente modificata da un effetto mai eccessivo, che la rende quasi uno strumento musicale al pari degli altri. Le liriche descrivono i due aspetti opposti tra la solidarietà e il masochismo del genere umano, dove ognuno ha sempre libero arbitrio su scelte di vita giuste o sbagliate che siano. A differenza di un passato caratterizzato da un alternative rock all’inglese, la nuova sonorità degli Animarma è fortemente personale, con un sound più hard rock. I testi, fondamentali nel lavoro della band, affrontano temi sociali descrivendo le contraddizioni e le debolezze dell’uomo, e di conseguenza dell’intera società. Unica pecca di questo bell’Ep è forse una monotonia di fondo: a parte Invisibile, le altre tracce sono molto simili. Il gruppo ha trovato la carta vincente e, non sappiamo se per pigrizia o per amore verso quella carta, la usa in 4 delle 5 canzoni che compongono «Horus». Non possiamo però negare che si tratta di un disco molto interessante che meriterebbe di essere ascoltato.

baldissarti