Trivelle e Costituzione: un voto e un «No»
Ora che anche l’ultimo passo «istituzionale» è stato fatto, per l’approvazione del ddl Boschi, la riforma costituzionale che rivoluzionerà il senato e i rapporti fra Stato e regioni, manca soltanto il referendum, previsto per l’autunno prossimo.
Se, per quanto riguarda il quesito sulle trivelle (su cui voteremo questa domenica) abbiamo deciso di non schierarci, mostrandovi sia le motivazioni del «Sì» sia quelle del «No», nel caso del ddl Boschi sentiamo l’esigenza di dichiarare la nostra contrarietà a questo stupro della Costituzione. Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, da sempre fiero sostenitore dei referendum, questa volta ha detto che probabilmente non andrà a votare sia perché ha in programma un viaggio a Londra sia perché «non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria». Non è facile capire su quali basi Napolitano abbia fondato la sua sentenza, ma forse è anche inutile chiederselo. Atteniamoci ai fatti: l’ex capo dello Stato, sulla falsa riga di quanto dichiarato dall’ultimo governo che ha partorito, ha definito inconsistente la richiesta del parere del popolo tramite i referendum.
L’abbiamo già detto: per quanto riguarda le trivelle qualunque posizione è rispettabile se motivata unicamente dalla propria opinione preceduta ovviamente da un interessamento serio e imparziale alla vicenda. Al referendum costituzionale, che Matteo Renzi ha fatto diventare una sorta di plebiscito «con lui o contro di lui», invece — almeno a parere di chi scrive e di questo blog, nonché di importantissimi costituzionalisti — bisogna rispondere un secco «No» a una riforma che stravolge (a colpi di maggioranza, difficilmente collocabile peraltro) quasi metà della Carta propendendo per un senato non più direttamente eletto ma divenuto una sorta di dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci.
L’importante è votare, soprattutto quando ci viene concesso di dire la nostra direttamente su una questione, ma è altrettanto fondamentale votare consapevoli, e quest’ultimo requisito è difficilmente conciliabile con un «Sì» alla violenza costituzionale su cui Renzi si sta giocando la propria sopravvivenza politica.
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