La Commissione Europea contro il Regno Unito amico delle multinazionali
Anche il Regno Unito finisce nel mirino della Commissione europea per il trattamento fiscale che riserva alle grandi multinazionali. Si apre dunque un nuovo fronte nella partita tra Londra e Bruxelles, già impegnate nel braccio di ferro su Brexit. Non si può certo dire che sia un fulmine a ciel sereno quello scagliato dalla commissaria Vestager: l’Europa ha già aperto i dossier su Irlanda, Lussemburgo e Olanda chiamando in causa i loro rapporti con pezzi da novanta come Apple, nel cui caso specifico è arrivata la richiesta di recuperare ben 13 miliardi di tasse arretrate. Nel caso britannico, la Commissione ha aperto un’inchiesta approfondita sul regime britannico che permette l’esenzione di certe operazioni dei gruppi multinazionali dall’applicazione delle regole nazionali di contrasto dell’evasione fiscale. I servizi della concorrenza europea esamineranno se il regime permette a tali multinazionali di pagare meno imposte al Regno Unito in violazione delle regole comunitarie in materia di Aiuti di Stato. Essendo il vaglio riferito al passato, eventuali richieste resteranno in piedi anche a Brexit avvenuta. Al fascino di Londra hanno ceduto anche importanti gruppi italiani: basta pensare che Fca e Igt/Lottomatica hanno scelto proprio le sponde del Tamigi per la loro sede fiscale. La Commissione, nell’annunciare la sua indagine, ricorda che le regole britanniche sulle società straniere controllate hanno l’obiettivo generale di impedire alle società britanniche di usare una filiale situate in un paese a fiscalità favorevole o nulla per eludere l’imposta nel Regno Unito. L’amministrazione Uk può iscrivere alla società britannica tutti i profitti trasferiti artificiosamente verso una filiale offshore e tassarli di conseguenza. Le regole su tali società straniere sono uno strumento «efficace e importante» – riconosce la Commissione – per lottare contro l’evasone fiscale. Tuttavia, dal 2013, tali regole prevedono una eccezione per certe entrate da finanziamenti (pagamenti di interessi percepiti sui prestiti) dei gruppi multinazionali presenti nel paese.
Si tratta dell’esenzione sul finanziamento dei gruppi. Le multinazionali usano spesso i redditi da finanziamento come mezzo di trasferimento dei profitti e la norma britannica esenta questo trasferimento dall’imposizione fiscale nel proprio territorio. Secondo la ricostruzione della Commissione, una multinazionale presente nel Regno Unito può dunque finanziare una società straniera del gruppo attraverso una filiale offshore. Grazie all’esenzione, «paga poche imposte o alcuna imposta sui profitti generati da tali operazioni: la filiale offshore paga poche imposte o alcuna imposta sui redditi da finanziamento nel paese in cui è stabilita e i redditi da finanziamento della filiale offshore non sono assegnati o lo sono solo in modo parziale al Regno Unito per essere tassati lì, tenuto conto dell’esenzione».