Renzi contro Di Maio: chi è responsabile dello stop del Pil?
In questi giorni sulla scena politico-economica non si parla altro che di spread e di dati Istat. I risultati degli studi statitistici, in particolare, secondo le opposizioni, sarebbero la prova dell’incompetenza del governo attuale.
È vero che i dati Istat, che vedono la crescita del Paese ferma, sono responsabilità del governo in carica da giugno? È vero che la politica economica del governo si può già considerare un fallimento?
Andiamo ad analizzare in particolare il post di Matteo Renzi e capiamo se questi dati sono riferiti più al suo Jobs act o al decreto dignità.
Post sulla pagina Facebook di Matteo Renzi: «Quattro anni consecutivi di PIL col segno più.
Arrivano loro, cambio di governo.
Bloccano le opere pubbliche, cambiano il mercato del lavoro, aprono ai condoni.
Il PIL si ferma».
«Bloccano le opere pubbliche»: avrebbe avuto ragione se avesse scritto «non sbloccano» infatti, secondo il sole 24 ore in Italia ci sono oltre 270 opere pubbliche piccole, medie e grandi bloccate che hanno un valore di 330 mila posti di lavoro e 75 miliardi di euro. Opere che il governo di Matteo Renzi in oltre 3 anni si è ben guardato dallo sbloccare, forse perché di queste il 30% sono scuole? È proprio il caso di dire, da che pulpito viene la predica!
«Cambiano il mercato del lavoro»: sicuramente Matteo Renzi si riferisce al decreto dignità, in questo caso potrebbe aver parzialmente ragione, infatti, nonostante entri in pieno vigore solo oggi, alcune aziende potrebbero non aver rinnovato dei contratti precari che prima si potevano rinnovare fino a 36 mesi, ora solo a 24. Ci chiediamo però a questo punto se conti di più la qualità del lavoro o la quantità, paradossalmente infatti questo decreto potrebbe portare ad un’occupazione più stabile ma con meno persone coinvolte, aumentando la disoccupazione di qualche percentuale ma aumentando anche i contratti stabili per i giovani. Solo il tempo ce lo dirà.
«Aprono ai condoni»: qui non perdiamo nemmeno troppo tempo, il condono, sempre che veramente si tratti di un condono, è inserito nella legge di bilancio che parte a gennaio 2019, quindi non ha senso dire che questo ha un effetto sull’economia del terzo trimestre 2018.
«Jobs act»: il senatore semplice fiorentino si è scordato di citare una delle possibili cause che potrebbero aver portato a questi ultimi dati dell’Istat, infatti, per la scadenza degli ammortizzatori sociali «cassa integrazione per cessazione e contratti di solidarietà» non più rinnovabili a causa delle limitazioni del Jobs act sono 140 mila i metalmeccanici che rischiano il licenziamento o che sono già stati licenziati nel mese di settembre 2018 «periodo a cui si riferiscono i dati ISTAT» in conclusione è altamente probabile che l’aumento della disoccupazione sia dovuto a questo piuttosto che ad un decreto dignità che entra in pieno vigore solo oggi.
Non possiamo che chiudere questo articolo con l’esilarante Tweet di Beatrice Lorenzin, che eviteremo di esaminare per pura compassione di una figura che ha fra i suoi più alti meriti l’introduzione della parola «petaloso» nel vocabolario.
Ecco il tweet: «I dati odierni dell’economia reale certificano che la manovra, non ancora presentata in parlamento, è incapace di far crescere l’economia italiana».
No, non è un fake. Purtroppo è un tweet che potete trovare sulla sua pagina ufficiale. Come sempre la realtà supera la fantasia.
Sono Emanuele, classe ’95, studente di Filosofia, appassionato lettore sia di libri che di articoli di giornale trattanti attualità e politica.