Renzi apre a fronte trasversale: le prospettive

Era il non troppo lontano 2017 quando Renzi si lamentava, su Twitter, dei partitini con il 4-5% che, pur sostenendo nei fatti la maggioranza governativa, usano il loro peso politico per ricattare i loro alleati più corposi. A quel tempo, probabilmente, non aveva ancora pensato di perdere completamente la guida del PD. A fine 2019 invece, con Zingaretti divenuto Segretario e la crisi gialloverde in atto, aveva già capito di poter tentare il tutto per tutto, cercando l’accordo con il Movimento per successivamente fondare un partito tutto suo; era l’occasione giusta per scatenareare l’uscita dal PD che, tra l’altro, aveva in serbo da un po’.

Ora il Partito di Zingaretti si è appiattito su alcuni temi dei 5 stelle, come il Reddito di Cittadinanza e la giustizia. Sarebbe meglio dire, anzi, che è tornato sui temi che puntualmente venivano usati contro Silvio Berlusconi che i vari Prodi e D’alema, una volta al Governo, non hanno mai portato avanti e che Renzi ha definitivamente abbandonato: anche a questo dobbiamo la nascita del Movimento di Grillo. Questi provvedimenti danno modo al leader di Italia Viva di entrare a gamba tesa: nonostante anni fa sostenesse le stesse riforme, ora dice di non riconoscere più il PD e cerca di ottenere spazio sui giornali, oscurando in parte anche gli interventi dall’opposizione dell’altro Matteo, a capo della Lega.

Per questo negli ultimi voti in Commissione, in particolare sulla Giustizia, le diverse anime del Governo si trovano in qualche modo ingabbiate: la riforma della prescrizione, già in vigore, rischia di essere deleteria se non accompagnata da una riforma complessiva del sistema penale. Su quest’ultima, Renzi minaccia di far mancare i suoi voti al Senato se non dovesse essere bloccata la legge di Bonafede sulla prescrizione, votata al tempo del Governo con la Lega, bloccando di fatto l’esecutivo; al contrario, alla Camera (dove IV non è determinate per la maggioranza) l’ex premier, sommandosi ai voti dell’opposizione, non può far passare la proposta di bloccare la riforma sulla prescrizione.

Conte, che era stato mediatore (la versione finale della riforma sui processi porta infatti il suo nome), ha fatto intendere che la pazienza ha un limite e voci dicevano che stesse cercando nuovi senatori per sostituire quelli di IV. Quelle che possiamo definire come fucilate, che partono da entrambi i lati, continuano: nella serata di ieri, Renzi ha lanciato la proposta di un’alleanza trasversale, per modificare la Costituzione coinvolgendo tutte le forze che credono nell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, oltre a minacciare la sfiducia a Bonafede se non si dovesse trovare un accordo entro Pasqua. L’impressione è che neanche lui creda nella proposta che ha fatto, che peraltro è storicamente nei progetti del centrodestra, ma che sia semplicemente un modo per attirare l’attenzione dei media e occupare la scena politica, prendendo un po’ di tempo visto che il suo partito nei sondaggi non decolla come lui vorrebbe. Poi, se nel mentre riuscisse a spostare qualche voto di Forza Italia verso di sé, non lo disdegnerebbe affatto.

Ora si attende la reazione delle parti che, probabilmente, non daranno molto peso all’intervista. Questo gli toglierebbe spazio di manovra ed eviterebbe di portare al centro del dibattito un suo tema, costringendolo a limitarsi alla protesta nelle commissioni per poi riallinearsi alla maggioranza in aula, visto che andare a elezioni non gli converrebbe. Per Salvini, invece, può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Dandogli ascolto, lo rimetterebbe al centro della scena, ma potrebbe pensare a un accordo per far cadere poi il Governo; ignorandolo, invece, lo lascerebbe a logorarsi e manterrebbe la leadership indiscussa dell’opposizione.