Requiem allo ius soli, potenziale baluardo di umanità
Lo ius soli non sarà calendarizzato al Senato. Lo conferma Luigi Zanda, capogruppo del Pd, sostenendo che la maggioranza non ha i numeri per approvare la legge.
È vero, non ha i numeri per approvarla e questo perché basa la sua cupa esistenza su Alternativa Popolare di Angelino Alfano. È lecito domandarsi, a questo punto, dove sia finita, ammesso che mai sia esistita, la vocazione maggioritaria del Pd, se è sufficiente un partitino come Ap per decidere di stoppare l’iter legislativo di una legge sacrosanta.
In un colpo solo arrivano leggiadre conferme che già parevano essere certezze: il Pd sta alla sinistra come Cicciolina sta alla verginità; questo paese insegue il futuro come un bradipo insegue Bolt.
Vediamo che cosa si intende con la prima affermazione: la rinuncia del Pd alla legge sullo ius soli non è che la dimostrazione – se mai ce ne fosse ancora bisogno – di un partito di centrosinistra che, ormai da anni, tende a destra. Perché, si sa, le idee contano poco. Contano i voti. E se i voti stanno a destra, allora si abbandonano goffamente le idee per ricercare consenso.
La seconda si bada sul fatto che la legge sullo ius soli riguarda quasi 800mila ragazzi in Italia. È una legge sacrosanta che ci proietta in quel futuro basato – piaccia o non piaccia – su una società multietnica. Garantire la cittadinanza a chi nasce nel nostro Paese vuol dire guardare avanti, significa garantire pieni diritti a chi è, a tutti gli effetti, un cittadino italiano.
Limitarsi ad attribuire le colpe al Pd sarebbe riduttivo. Perché, se da un lato, il Pd non ha la maggioranza per far passare il ddl, d’altro canto è pur vero che nessuna forza politica ha lottato per calendarizzare la legge. La destra, da Salvini alla Meloni, fa il suo gioco di buon conservatorismo, esultando come avesse vinto la finale di Champions. Il M5S, per non scontentare nessuno (come già aveva fatto alla Camera), si astiene.
In tutto ciò, la cosa drammatica che rimane da constatare è che garantire un diritto a 800mila ragazzi è qualcosa di impopolare, di sgradito e quasi odioso. Allora, forse forse, qualche colpa ce l’ha anche quella parte (corposa) di popolo italiano che, nella sua totale strafottenza, considera un affronto concedere la cittadinanza a chi è nato in Italia.
Restiamo umani, scriveva Vittorio Arrigoni a fine di ogni suo articolo. Ritorniamo umani, cazzo.
Emiliano, nato nel 1993, con un occhio di riguardo per gli ultimi di questo mondo e la musica di Fabrizio De André nel cuore.