Reykjavík, la più verde delle città
C’era una volta il leggendario navigatore vichingo Floki, che, stanco della Norvegia e desideroso di viaggi avventurosi alla ricerca di una casa diversa, volle portare la sua famiglia e il suo bestiame in un’isola ai più sconosciuta. Quando giunse a scalarne tutte le montagne, a cogliere il profumo della vetta, circondato da un paesaggio perennemente imbiancato, volle che quella terra si chiamasse Islanda.
L’Islanda, la terra dei ghiacci profondi e innevati, situata sul 66esimo parallelo Nord e abitata dagli eredi di Floki, in realtà, ospita oggi la più verde delle capitali mondiali.
Reykjavick, la ridente capitale islandese dal volume demografico di ben 120mila abitanti, rappresenta, infatti, la città più green dell’intero globo terrestre. La popolazione residente, infatti, non solo vive immersa in un ambiente interamente riempito da parchi, giardini pubblici, riserve naturali, frutteti, campi da golf e aree agricole, pari ad oltre 49milioni di metri quadrati, ma si dedica anche con diligenza e ammirevole uso dell’ingegno alla solida costruzione di una città libera da emissioni di anidride carbonica, interamente assuefatta all’impiego delle fonti rinnovabili.
Se all’inizio degli anni Duemila fu il tempo dell’abbandono di tutti i bus urbani a metano, oggi per le strade della capitale è l’era dell’idrogeno. Il suo progetto, quello di giungere entro il 2050 alla totale eliminazione dei combustibili fossili e alla produzione di zero emissioni, si fonda sulla lotta all’urbanizzazione selvaggia e sulla messa in opera della densificazione urbana. Concentrando il 90% delle nuove costruzioni all’interno degli attuali confini urbani vuole, infatti, che i suoi cittadini riducano sensibilmente i propri spostamenti. La vita degli islandesi dovrà essere scandita da comode passeggiate, dall’arte della bicicletta e dal rifornimento di energia presso grandi distributori di acqua combustibile, come quello di Vesturlandsvegur, aperto nel 2013 e salutato come il più grande distributore di idrogeno d’Europa.
L’intramontabile sogno dell’idrogeno, suggerito dal romanzo di Verne L’Isola Misteriosa, è risorto nel 1970 grazie ad un’idea del docente di chimica Bragi Arnason, è stato con piacere accolto nel 1998 dal governo islandese e, nonostante i tumulti della crisi economica del 2008, continua, ad unire il mondo della ricerca e della politica.
L’isola che meravigliò Jules Verne, stupendamente percorsa nel suo sottosuolo da potenti geyser e vulcani, nasconde, poi, al proprio interno un tesoro di energia naturale che gli abitanti non hanno voluto mantenere un segreto. Un lungo lavoro di intensificazione e potenziamento ha portato l’Islanda negli ultimi 40 anni a coprire il 70% del suo fabbisogno energetico mediante il ricorso alla geotermia: il 100% delle abitazioni private e degli edifici pubblici di Reykjavick è riscaldato con energia proveniente dagli impianti geotermici.
A produrre e distribuire l’energia elettrica è Orkuveita Reyckjavikur, la società islandese interamente pubblica che permette ogni anno il risparmio di 4 milioni di tonnellate di anidride carbonica, per un risparmio complessivo decennale di circa 4 miliardi di dollari. Come suggello della serietà dei propositi, Orkuveita Reyckjavikur ha voluto fondare una scuola di alta formazione, la fucina da cui produrre generazioni di ingegneri, geologi ed esperti di economia capaci di traghettare l’isola verde nel futuro.
Sublime modello di valorizzazione del capitale umano e del tesoro naturale, Reykjavik vuole essere la maestra del mondo. Saremo bravi allievi?
Classe 2000, figlia del XXI secolo e delle sue contraddizioni. Ho conseguito la maturità presso il Liceo Classico Eschilo di Gela e frequento la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Trento