Riassumiamo il trionfo dell’incredulo
È stato uno shock per tutti, ma per Renzi e per Grillo soprattutto: nessun sondaggio (fuorché uno basato sul campione di Bologna) aveva pronosticato uno scarto di 20 punti fra PD e M5S. Le reazioni sono state le più varie: le conosciamo tutti quindi mi limito a riportare come esempio un discorso fra due studenti udito quest’oggi alla mensa universitaria: entrambi erano molto felici della vittoria del Centrosinistra – e fin qui niente di strano – ma non perché il PD fosse la loro preferenza, avevano paura. Erano così spaventati dall’idea che il M5S (smettiamola di dire sempre Grillo: mica è lui il candidato) trionfasse, che qualunque altra alternativa era buona: persino Salvini, mi sento di aggiungere. Ma di cosa avevano paura? Del colpo di stato dell’onestà? Della vittoria della buona politica? Non è dato sapere. Una delle cause del parziale fallimento del Movimento è stata sicuramente la naturale e congenita paura degli italiani verso qualunque forma di cambiamento. Vogliamo ricordarci cosa successe quarant’anni fa col trionfo del PCI? Nessuno più era comunista e tutti tornarono all’amata Democrazia Cristiana. La seconda ragione dell’avaro 21% è quasi paradossale in quanto risponde ai nomi di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio. Possiamo dire con l’assoluta certezza che senza l’imput dato dal comico genovese, il Movimento 5 Stelle non avrebbe raccolto lo scoppiettante consenso dell’anno passato: Grillo – è indubbio – è riuscito nella non facile impresa di incanalare la rabbia degli italiani in un movimento che si è rivelato molto più costruttivo di quanto sembrasse inizialmente. Ma ora ci sentiamo di dire che Grillo dovrebbe rispettare quanto ha detto in campagna elettorale e mettersi da parte, per il bene del M5S. Lo stesso sarebbe il caso che facesse Casaleggio che, nonostante gli indubbi pregi, non si può dire che sia di bella presenza. Siamo d’accordo che in un paese normale l’aspetto fisico di un personaggio politico non dovrebbe influire, ma sappiamo che l’Italia non è un paese normale e l’apparenza conta tantissimo. I due fondatori dovrebbero lasciare spazio ai vari Di Maio e Di Battista che forse non hanno il carisma di Grillo ma sono molto più politically correct e quindi potrebbero attirare dei consensi più moderati. Questo potrebbe portare ad una nuova ascesa del Movimento soprattutto nel – probabile – caso in cui Matteo Renzi, forte della immensa maggioranza ottenuta alle europee, agisse per lo scioglimento delle camere. Sarebbe una mossa azzardata da entrambe le parti: il vincitore sarebbe il protagonista di un vero e proprio trionfo, nonché di un affossamento quasi definitivo dell’avversario. Si può dire che il gioco valga la candela. Vedremo che accadrà, intanto mi permetto una giustificazione: non ho votato M5S.
Tito G. Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia