Io, Ridley Scott e l’11 settembre 2001. Parte 2

Una sequenza girata in assoluta perfezione fotografica tipica di Scott ma lugubre e malinconica, non certo il tono giusto per iniziare il film. Mi misi dunque a lavorare sulla sovrapposizione e il montaggio di elementi storici della Somalia con le immagini di Ridley utilizzando una vasta varietà di tecniche, dalla proiezione su diverse superfici, alla ripresa dai pixel televisivi alla riflessione delle immagini su vetro, tanto che ad un certo punti Ridley mi disse impressionato che ero ossessionato dai layers.

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Lavorare accanto a lui tutti i giorni e mangiare insieme allo stesso tavolo a pausa pranzo è stata già di per sé un’esperienza illuminante, discutevamo di Blade Runner, Gladiator, Picasso e Moebius. Ridley è un disegnatore incredibile e molto spesso disegna da solo i suoi storyboard; avrebbe potuto facilmente perseguire la carriera del fumettista, la mia prima grande passione. I miei esperimenti grafici piacevano molto a lui ma un po’ meno a Jerry Bruckeimer che passava ogni tanto a controllare i lavori e il loro progredire. Ogni tanto Ridley entrava nel mio ufficio e io gli mostravo la mia nuova idea per i titoli del film e dopo ne discutevamo insieme per migliorarla, erano momenti così importanti per me che a un certo punto decisi di nascondere una videocamera in un angolo e riprenderlo ogni volta che entrava per tenere un record dei suoi commenti e complimenti ai miei lavori. Dopo mesi di tentativi diversi in tante direzioni ebbi finalmente quella che credevo essere l’idea giusta per i titoli e decisi di girare e montare un test in video per mostrarlo a Ridley e convincerlo del valore della cosa. L’idea era quella di girare un video in Hi-8 (videocamera molto diffusa all’epoca) dei soldati stessi che raccontavano alle loro famiglie a casa in America dove erano e perché erano li, raccontando cosi la storia della Somalia in maniera non didattica. Con l’aiuto di un paio di amici aspiranti attori andammo a Malibu e Topanga Canyon mettendo finti cartelli stradali e camuffando i luoghi, montai la sequenza, aggiunsi i titoli e la mostrai a Ridley alla fine della settimana lavorativa mentre sorseggiavamo il rituale Martini cocktail insieme. Alla fine della proiezione si girò verso di me illuminato in viso e mi disse: «Sei un genio! Si vede che vieni dalla pubblicità». E prese a chiamare Branko Ludstig, executive Producer del film ma anche di Gladiator e Schindler List, dicendogli che bisognava richiamare gli attori Josh Arnett, Ewan Mc Gregor and Eric Bana e girare i titoli così come li avevo immaginati io in California, fingendo di essere in Somalia.
Tornai a casa in uno stato di grazia unico: la freeway sembrava brillare di gloria per la mia soddisfazione, non vedevo l’ora di raccontarlo a Lura, la mia compagna dell’epoca, che sarebbe tornata il giorno dopo dall’Italia.
Ma il mio risveglio fu di tutt’altro tono, il telefono squillò ed era mio fratello Gino che con voce grave mi ordinava: «Accendi la televisione, oggi non vai in aeroporto a prendere Lura». Ubbidii e accesi quando la prima delle due torri era appena stata colpita e non potevo credere ai miei occhi.
Quelle davanti a me non sembravano le immagini delle news televisive ma quelle di un film di fantascienza hollywoodiano tipo Armageddon o Independence Day. Dopo pochi minuti anche la seconda torre venne colpita di fronte ai miei occhi increduli e mi resi immediatamente conto che il mondo sarebbe cambiato dopo quel giorno.
Nei giorni seguenti avevamo un altro compito più importante di ogni altra cosa, riuscire a finire il film al più presto per poterlo mostrare al presidente Bush sperando che cambiasse idea e non mandasse truppe in Afghanistan, che la storia della disfatta in Somalia che il film raccontava potesse essergli d’esempio. La data d’uscita del film fu anticipata di 6 mesi e molte cose dovettero essere tagliate, tra cui anche la lavorazione per i titoli di testa. Quando Ridley si sedette nel mio ufficio per comunicarmelo, mi disse però che il mio lavoro era stato cosi’ apprezzato che sarebbe finito nei contenuti speciali del dvd in uscita dopo il film. Ridley disse che era un peccato che non avessimo anche girato qualche video di me che lavoravo sui titoli, gli dissi di girarsi e di sorridere alla camera nascosta che lo stava riprendendo e scoppio a ridere chiamandomi «F CKing Genius!».
Ho rivisto ancora Ridley negli anni anche se raramente. La cosa che mi fa più sorridere pensando a lui è la lettera che trovate in testa a questo articolo, indirizzata a Flavio Champagne. Quando gli ho risposto, non potevo che mandarla a Ridley Scotch.

Link alla parte 1
Di seguito il video dei titoli di Flavio Kampah Campagna