Riforma del processo penale: 1500 euro bastano allo stalker per redimersi
Difficilmente è possibile tramutare in parole il terribile sentimento di angoscia e di interminabile inquietudine che può travolgere una vittima di stalking. In ogni azione, movimento, spostamento, si viene pervasi dalla sensazione di essere spiati, minacciati, controllati, posti in una situazione di pericolo da cui non ci si sente in potere di liberarsi. Insomma, si vive in una sorta di casa del GF con innumerevoli telecamere che scrutano incessantemente la propria vita, ma senza trovarsi nella posizione di un VIP strapagato che volontariamente si è fatto rinchiudere lì e con, al posto del Grande Fratello che all’improvviso chiama il concorrente al confessionale, a qualunque ora, il persecutore che telefona, invia messaggi, citofona e spesso dà luogo a intimidazioni.
Una legge che disciplina la fattispecie in questione, in materia di atti persecutori, è già entrata in vigore: fu introdotto con D.L. 23 febbraio 2009 n. 11, convertito in l. 23 prile 2009 n. 38. l’articolo 612 bis del Codice Penale, il quale sancisce che «è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumita’ propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini».
Nonostante queste importanti azioni da parte del legislatore abbiano costituito un passo avanti nella lotta a questo increscioso delitto, esse si sono, nel tempo, rivelate deboli e insufficienti. Infatti, la cronaca nera è costellata di persone, in particolare donne, che, pur avendo con grande coraggio sporto denuncia, anche più e più volte, sono state aggredite o, addirittura, uccise da chi per mesi, anni le ha tormentate senza sosta. Così l’opinione pubblica ha colto l’esigenza di fortificare le misure a difesa delle vittime, chiedendo a gran voce che le forze dell’ordine siano messe in condizione di allontanare, di fermare davvero questi soggetti criminali e di consentire ai loro sfortunati bersagli di ossessione di ricominciare a condurre un’esistenza serena.
Questo è ciò che il buonsenso induce a concepire alla luce delle tante sciagure a cui assistiamo troppo frequentemente, ma il lume della ragione spesso abbandona i nostri governanti. Apprendiamo, infatti, che il reato in questione è stato sostanzialmente depennato in seguito alla riforma del processo penale: al reo è offerta la possibilità di corrispondere alla vittima, pur contro la volontà di questa, un indennizzo economico per riparare il danno causatole, senza incorrere in ulteriori sanzioni come la reclusione, la quale parrebbe la pena più consona a un reato del genere. In questo modo, con 1500 euro (per giunta, una cifra ridicola) un 39enne, a Torino, è stato prosciolto da ogni accusa, nonostante la giovane che aveva ripetutamente pedinato li avesse rifiutati.
In sostanza, se hai qualche soldo da parte, d’ora in poi potrai permetterti di perseguitare chiunque ti capiti a tiro, mentre alle vittime, sembra essere rimasto come unico baluardo di salvezza assoldare delle guardie del corpo personali con quel poco di risarcimento che ricevono, che basterà forse per un mese, dopodiché verranno nuovamente esposte alla follia dei loro stalker.
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