Rimanete in Africa: meglio una dignitosa povertà della schiavitù
Confesso di essere un grande smanettatore di Google Street View. Essendo in questo periodo in gran voga il tema dei migranti ieri ho dato un’occhiata alle periferie di Lagos, la principale metropoli della Nigeria, dalla quale partono migliaia di migranti che vogliono entrare illegalmente in Europa. Dico illegalmente perché ai nigeriani non è riconosciuto lo status di rifugiato poiché non solo in Nigeria non vi è nessuna guerra o crisi ma essa al contrario è una tra le più sviluppate nazioni dell’Africa nera.
La veduta non è delle migliori: strade polverose, fogne a cielo aperto, palazzine fatiscenti che si alternano a baracche in lamiera, cavi elettrici che si intrecciano in ogni dove. Moltissima gente in giro, vestiti in maniera semplice, ma pulita e decorosa: molti accampanti davanti alla loro misere e innumerevoli bancarelle che ogni 10 metri si affacciano sulla strada. Nel vedere queste immagini mi viene in mente la povertà delle borgate romane sottoproletarie che Pasolini raccontava in «Ragazzi di vita». Lo stesso tipo di degrado e direi le stesse persone, solo con la pelle nera. E qua viene il punto. Pasolini amava quella povertà. Quella terribile libertà di chi non ha niente. Quella vita, disperata sì, ma vita. Amava quella gente «sia al di fuori degli schemi di potere (anzi, in opposizione disperata ad essi), sia di fuori degli schemi populistici e umanitari». Cioè quegli unici che sanno praticare gli intellettuali e giornalisti contemporanei. Populisti quasi quanto Salvini. Forse chi emigra parte più per una sete di (improbabile) omologazione occidentale piccolo borghese? Perché altrimenti la povertà da loro vissuta là sarebbe peggio della prigionia dei centri di accoglienza o della schiavitù dei campi di pomodoro? Bisogna innanzitutto capire come funzionano i paesi di provenienza dei migranti e il motivo delle loro partenze.
Di questo dovrebbero occuparsi giornalisti, anziché parlare sempre e solo di Salvini e delle ONG. La Nigeria è stata governata dal 1999 al 2015 da un partito liberista che probabilmente ha pensato allo sviluppo del paese, ma non al suo progresso, per dirla come Pasolini. Non sarebbe meglio per queste persone lottare in patria per i propri diritti anziché scappare per cercarli (senza riuscirci) in Europa? E ciò valga anche per i giovani italiani.
Nato nel 1993, felicemente piemontese. Dopo gli studi di ragioneria, mi sono addentrato in quelli di Lettere, conseguendo la laurea triennale. A breve, arriverà anche il titolo magistrale.