Ringraziamo i due Matteo se ci ritroviamo a votare col Rosatellum
Il Rosatellum ha armonizzato dopo moltissimo tempo le leggi elettorali di Camera e Senato. Forse qualcuno non lo ricorderà, ma l’ex premier Matteo Renzi confezionò all’epoca la legge elettorale che, a suo dire, «ci avrebbe invidiato mezza Europa»: l’Italicum. Tuttavia, la fece approvare solo alla Camera poiché gli italiani, sempre a suo dire, avrebbero rottamato il vecchio Senato al referendum costituzionale.
Più che un Presidente del Consiglio, un giocatore d’azzardo: il 5 Dicembre 2016 ci svegliammo con il Senato ancora in piedi e due leggi elettorali differenti, osa che non sarebbe successa se l’Italicum fosse stato approvato anche a Palazzo Madama, perché, anche se poco dopo la Corte Costituzionale lo avrebbe dichiarato incostituzionale in più parti, avremmo potuto comunque utilizzare la legge che effettivamente uscì dalla sentenza (il cosiddetto Consultellum), il quale sarebbe stato uguale e valido per entrambe le camere. Invece così non fu: grazie allo scommettitore di Rignano ci trovammo con due leggi elettorali differenti.
Ora le stesse persone che giurarono e spergiurarono sulla costituzionalità di quella riforma ci piazzano a pochi mesi dal voto questo capolavoro di legge elettorale facendo gli stessi spergiuri. E se fosse di nuovo incostituzionale? Il rischio c’è. Soprattutto perché la legge prevede un voto unico che fa sì che il voto dato al candidato nel maggioritario si trasferisca automaticamente a tutti i partiti di coalizione nel proporzionale e viceversa. Uno pensa di votare qualcuno e invece vota qualcos’altro. Esiste anche un codice di buona condotta del Consiglio d’Europa che afferma che non si devono fare leggi elettorali a ridosso delle elezioni, ma a Renzi, Berlusconi e Salvini poco importa.
Non bisogna dimenticarsi anche dell’altro Matteo il quale, dopo aver sbraitato una legislatura intera contro Renzi, Gentiloni e Alfano alla fine gli vota la fiducia (vergognosa per una legge elettorale, degna solo di Mussolini). La Lega (non più Nord) è il partito che il Rosatellum avvantaggia di più. La cosa più assurda, infatti, è che il PD, pur di punire i 5 stelle e la sinistra ha fatto una legge che particolarmente favorisce il centro-destra.
Il motivo è molto semplice: il Partito Democratico aveva bisogno anche dei voti di quel razzista di Salvini non per una questione di numeri ma per scongiurare l’accusa di inciucio col PDL. Il segretario della Lega, dovendo giustificarsi, ha affermato che “prima passa in Parlamento e meglio è perché prima si va a votare e meglio è”. A parte che non è vero perché a questo punto si andrà a scadenza naturale ma è sconvolgente: secondo Salvini, per andare a elezioni il prima possibile, cioè a elezioni anticipate, si devono votare cinque fiducie al Governo. Ora, è vero che i politici raccontano un sacco di menzogne, ma una così grossa non si era mai sentita: che per far cadere un governo bisogna votargli la fiducia davvero le batte tutte. Questo è Matteo Salvini, un uomo che per un voto in più farebbe di tutto, passare da secessionista a nazionalista, dal verde della Padania a Verdini.
Aspettiamo con ansia la prossima legislatura per sentire cosa dirà la Corte Costituzionale e per vedere quali magnifici scenari si apriranno con questa incredibile legge elettorale (almeno Calderoli per la sua ebbe il buon/cattivo gusto di definirla una porcata). Probabilmente, non si avrà alcuna maggioranza, nemmeno con l’ipotesi inciucio e si andrà a elezioni anticipate, a meno che, come ipotizzato da Travaglio, Berlusconi non inizi a comprarsi i parlamentari, un po’ nella Lega e, temo io, soprattutto tra i 5 stelle, perché tra tutti i partiti è quello che ha più problemi nel selezionare una classe dirigente.
Nato nel 1993, felicemente piemontese. Dopo gli studi di ragioneria, mi sono addentrato in quelli di Lettere, conseguendo la laurea triennale. A breve, arriverà anche il titolo magistrale.