Ritrovata l’opera di Bansky che ricorda l’inferno del Bataclan
Cosa accomuna una porta divelta, un casolare di Teramo, i carabinieri e la gendarmerie? Bansky e una delle migliori notizie degli ultimi tempi per il mondo dell’arte. Durante gli scorsi giorni, al termine di mesi di indagini, è stata ritrovata nelle campagne abruzzesi la porta di servizio del teatro Bataclan, affrescata dal famoso street artist in memoria delle 90 vittime e in onore dei sopravvissuti agli attentati di matrice fondamentalista islamica occorsi a Parigi il 13 e 14 novembre del 2015.
La commovente raffigurazione di una giovane in lutto, apparsa improvvisamente nel giugno del 2018 al termine di uno dei blitz artistici del tuttora sconosciuto writer inglese, era infatti stata scardinata e trafugata da ignoti ad inizio 2019, per poi sparire nel nulla fino allo scorso 10 giugno. Un’indagine congiunta delle forze di polizia italiane e francesi, definita emozionante dal carabiniere responsabile del ritrovamento in virtù del contesto e del valore simbolico dell’opera, ha portato all’arresto di nove persone di origine magrebina in territorio d’Oltralpe e alla denuncia di due individui sul suolo del Belpaese, compreso il proprietario del caseggiato di Sant’Omero in cui la porta era stata nascosta in attesa di trovare un compratore. Tuttavia, le indagini sulla banda di trafugatori e ricettatori non è stata ancora dichiarata conclusa.
In occasione della festa del 14 luglio, la ragazza del Bataclan sarà esposta per alcuni giorni a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese, e nei prossimi giorni verrà scortata a Parigi dai carabinieri del nucleo di tutela dei beni culturali. A quel punto, il futuro dell’opera rimane al momento incerto, sebbene sarebbe auspicabile accogliere la richiesta dello staff del teatro Bataclan, ossia riportare il graffito nel luogo originario, l’uscita di sicurezza del teatro che i sopravvissuti utilizzarono per fuggire dall’inferno scatenato quella notte, in quanto le opere di street art nascono come sottolineatura del patrimonio comune e perciò acquisiscono senso e valore artistico soltanto se inserite nel contesto della loro creazione.
La speranza comune, dunque, è che presto si potrà tornare ad ammirare l’opera liberamente, affinché non si dimentichi lo sgomento causato in tutto l’Occidente e non solo il 13 novembre 2015 e, ancor più importante, perché tutti abbiano davanti agli occhi un imprescindibile spunto di riflessione sulla lacerazione sociale contemporanea, causa ed effetto degli efferati fatti di sangue di Parigi.
Classe 1993, volevo fare il giornalista ma non ho la lingua abbastanza svelta.
Mi arrabatto tra servire pietanze, scrivere e leggere romanzi, consumare bottiglie di vino, crisi esistenziali, riflessioni filosofiche di cui non frega niente a nessuno e criptovalute.
Amo il paradosso, dunque non posso essere più felice di stare al mondo.