Roma 2024: le olimpiadi spesso non convengono
Ieri sera gli sportivi hanno potuto ricominciare a gioire: le Paralimpiadi sono iniziate. Sicuramente saranno giornate emozionanti dove potremo seguire le imprese dei nostri «eroi» che non si sono fatti fermare dalle difficoltà della vita.
Purtroppo l’inizio dei giochi ha riportato alla mente a noi tutti un’altra questione spinosa che da mesi pare dividere gli italiani: l’eventuale candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024.
La candidatura è stata posata sul tavolo da molto tempo ed è stata materia di scontri e battaglie durante le elezioni del sindaco della Capitale e ha portato con sé molte argomentazioni che ancora oggi tengono in bilico noi tutti, ma che sembrerebbero dar ragione a chi sostiene che questa manifestazione porterebbe benefici molto incerti.
Queste discussioni ci fanno tornare alla mente l’ex premier Mario Monti che fermò la candidatura italiana nel 2012 per mancanza dei «requisiti» necessari. Nella pratica all’epoca le motivazioni principali della rinuncia erano state due: mantenere un’immagine positiva in Europa nonostante i profondi problemi economici in cui l’Italia era sprofondata e prendere coscienza di un piano di rientro che avrebbe prosciugato maggior parte delle risorse economiche. Senza alcun dubbio fu una mossa di responsabilità molto alta, ma ora resta un quesito: come siamo messi oggi? Siamo nelle condizioni di poter sostenere un impegno così importante che comporterebbe un onore ma forse soprattutto un onere?
La candidatura è stata proposta e sostenuta in primis da Matteo Renzi insieme a Giovanni Malagò, presidente del Coni, e a Luca Cordero di Montezemolo, presidente del Comitato promotore. Secondo gli entusiasti Roma 2024 è un’occasione da non farsi sfuggire perché le Olimpiadi porterebbero con sé nuovi posti di lavoro, l’opportunità per migliorare il tracciato urbano ed extraurbano della città e darebbero la possibilità di recuperare vecchie strutture ormai in disuso. Inoltre poter svolgere le Olimpiadi in una delle città più belle del mondo darebbe uno slancio non indifferente al turismo e porterebbe molto prestigio alla nostra capitale, che potrebbe avere finalmente l’occasione di crescere economicamente, sportivamente e culturalmente.
Purtroppo le insidie da superare sarebbero molte e, in un periodo storico come quello attuale, dove Roma è appena uscita dalla voragine di Mafia Capitale e in un momento in cui i bilanci vanno risanati, la situazione non sembrerebbe quella giusta per poter auspicare alla costruzione di un evento di tale portata.
Infatti, anche se ci sarebbe l’intenzione di attingere per lo più a fondi privati e a eventuali sponsor, il problema dei costi non sembrerebbe ben delineato e, come se non bastasse, i guai pregressi derivati dalle grandi opere non gettano un buon auspicio nel progetto.
Bent Flvyberg e Alison Stewart, economisti di Oxford, analizzando costi diretti e indiretti, hanno notato come negli ultimi 50 anni per le olimpiadi si è speso circa il 185% in più rispetto al budget iniziale, sottolineando che negli ultimi 5 decenni nessuna Olimpiade sia stata in grado di rispettare le previsioni, chiudendo invece in profondo rosso.
Per esempio i giochi invernali di Torino nel 2006 hanno gravato i propri costi sui cittadini e sul governo, che hanno dovuto pagare il 93.7% dei 2,1 miliardi investiti, e che hanno potuto racimolare solamente 2,5 miliardi, portando con sé un rosso di 800 milioni che i torinesi si trovano a dover pagare ancora oggi.
Infatti Wladimir Andreff sostiene che le somme da pagare gravano soprattutto nelle tasche dei contribuenti che si trovano a dover pagare a vita ogni possibile perdita.
A dimostrazione della sua tesi basta constatare che per i giochi del 1968 i cittadini di Grenoble sono stati costretti a pagare una tassa fino al 1992, oppure basta riportare alla memoria che una delle motivazioni del crollo greco è stata imputata alle Olimpiadi di Atene del 2004, che hanno costretto la Grecia a spalmare i costi fino al 2030.
Il primato per le Olimpiadi più disastrose va sicuramente a Londra 2012, che dopo aver presentato un budget di 3,3 miliardi, si è trovata a spendere la cifra esorbitante di 12,3 miliardi di euro.
Il problema rimane sempre lo stesso: nessuno immagina un possibile flop alle proprie Olimpiadi e nessuno è mai in grado di non superare il budget.
Se si volesse prendere un esempio più recente basterebbe pensare ad Expo. La manifestazione ha creato un buco di ben 23,8 milioni e ancora non è chiaro se e come verranno smaltite le strutture che sono state costruite.
Un altro esempio lampante arriva dal calcio: infatti solo quest’anno l’Italia ha finito di pagare i mutui dei Mondiali del 1990.
Certamente gli organizzatori sostengono che il budget non verrà sforato e forse è ingeneroso pensare sempre negativamente ma come si suol dire «a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca».
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.
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