Roma a 5 Stelle: tra trionfo e aspettative
Dalla nostra corrispondente Roma
Tra toni aspri e attacchi nonostante il silenzio elettorale, è Virginia Raggi, del Movimento 5 Stelle, a conquistare Roma. Già 20 minuti dopo l’inizio dello spoglio la candidata grillina viaggiava intorno al 60%, confermando i pronostici delle settimane precedenti. La nuova eletta ha raccolto i voti di delusi, speranzosi, ma rigorosamente di tutti i colori politici.
29 sono i consiglieri che il premio di maggioranza concede ai pentastellati, 8 quelli del Pd, 2 di Fratelli d’Italia, uno di Forza Italia, uno di Sinistra Italiana, più un consigliere della lista civica di Roberto Giachetti. Certo è che i rapporti del governo con il Campidoglio dovranno fare un’inversione di tendenza rispetto al passato. Se Ignazio Marino e Matteo Renzi non dialogavano nemmeno, in questo momento conviene al presidente del consiglio collaborare per risanare il bilancio di Roma, anche in vista del referendum di ottobre. «Si apre una nuova era», ha annunciato ieri la Raggi in conferenza stampa, quando i risultati erano ormai assodati. Una nuova era fatta di un partito finora sempre di opposizione alla guida di Roma, ma sembra anche di nuovi modi di espressione per il Movimento, che dal Vday è passato ad applicare una vera e propria «rivoluzione gentile» anche nei toni. Trasparenza, onestà, queste le parole d’ordine, ma è troppo presto ora per giudicare: governare implica nel bene o nel male scendere a compromessi e probabilmente entro Natale arriveranno i primi risultati. Senza dubbio i cittadini romani sono ormai insofferenti: Roma deve essere risanata dal primo al quindicesimo Municipio, e se i 5 Stelle falliranno questa che viene considerata la loro prova del nove, ci potrebbero essere ripercussioni anche a livello nazionale. Molto radicato in periferia, il Movimento ha una delle sue roccaforti proprio nel X Municipio, commissariato per infiltrazioni mafiose. Il segnale nazionale che queste consultazioni hanno dato è forte, ma nello specifico la vittoria di Roma arriva in un momento di totale distaccamento tra la città e il partito che l’aveva governata, iniziato e proseguito dalla vicenda di Ignazio Marino in poi. Per questo motivo non ci si può stupire più di tanto del risultato del M5S, unica forza politica uscita intonsa da Mafia Capitale e dal caos che ne è seguito. In ogni caso questo caso servirà da lezione: sia per i cittadini che sperimenteranno sulla loro pelle cosa vuol dire dare fiducia a una forza politica che ha creato aspettative molto alte, sia anche per il governo, che dopo aver «dimissionato» Marino dal notaio forse credeva di avere in mano la situazione romana.