Sallusti, chapeau!
Fa un certo effetto vedere l’editoriale di oggi di Alessandro Sallusti in cui il direttore de Il Giornale se la prende con Report, la trasmissione condotta da Milena Gabanelli che domenica si è occupata del marchio Moncler, mostrando come il leader Remo Ruffini si sia arricchito a spese di decine di migliaia di oche massacrate e di altrettanti clienti convinti di comprare un prodotto di qualità mentre, sempre secondo quanto mostrato in trasmissione, le piume utilizzate sarebbero in gran parte di qualità molto bassa. L’editoriale di Sallusti pare a tratti pretestuoso e fazioso, soprattutto quando definisce il programma della Gabanelli «giornalismo di sinistra» senza portare nessuna prova a sostegno della sua tesi. Appare forse più appropriato definire l’articolo di Sallusti «giornalismo berlusconiano», il giornalismo di destra è tutta un’altra cosa. È un peccato che un professionista come il direttore de Il Giornale si presti a certe battaglie che non fanno altro che rendere felici i berlusconiani (pochi) a discapito di tutti gli altri (tanti) che capiscono come questo articolo non sia giornalismo. Certo, Alessandro Sallusti non è nuovo ad articoli tutt’altro che imparziali, a prese di posizione obiettivamente bizzarre però in linea con la posizione del quotidiano e a titoloni che sembrano quasi una beffa, solo per fare un esempio l’editoriale titolato «l’orgoglio di avere il lettore come padrone», con Montanelli, autore della frase, che si rivoltava nella tomba.
Non è il caso di stupirsi per dei giornalisti (Sallusti fa parte di una lunghissima lista) che hanno dei padroni diversi dal lettore. Il Giornale però fa più specie visto il suo glorioso passato, che Libero, ad esempio, non ha. Questo passato talora riesce ancora a sgusciare fuori come nel logo che campeggia in prima pagina «40 anni fuori dal coro».
Tornando sull’incredibile editoriale di oggi, è incredibile come Sallusti dimentichi l’abc del giornalismo evitando scrupolosamente di citare una fonte qualunque che corrobori il proprio discorso. «Moncler per ogni piumino venduto non ricava più di cento euro». E chi lo dice? Moncler? «Report non è riuscito in alcun modo a dimostrare che ci sia una complicità tra gli allevatori crudeli e Moncler», pare comunque assurdo che l’azienda si completamente all’oscuro di quanto accade negli stabilimenti dei propri fornitori. Da ricordare che Moncler produce in Europa dell’est, viaggiando fra Moldavia, Romania e Transnistria (ne ho scoperto l’esistenza domenica sera), stati conosciuti a livello internazionale per i diritti dei lavoratori e soprattutto per la cura verso gli animali.
Ci auguriamo che l’editoriale di Sallusti sia solo uno sfogo (letto da migliaia di persone) e non un pezzo scritto con la pretesa di fare giornalismo. In caso contrario chapeau.
Tito G. Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia