Sanders abbandona le primarie e nei Dem è confusione: buon per Trump
Le elezioni americane si avviano al rush finale. Bernie Sanders, dopo una cavalcata che a tratti sembrava darlo per favorito, ma che alla fine lo dava arretrato rispetto al rivale Biden, ha rinunciato alla sua probabilmente ultima possibilità di essere il candidato Presidente per il Democratic Party, alle elezioni presidenziali di fine 2020.
Nel bel mezzo delle votazioni per le primarie nello stato del Wisconsin, avvenute nonostante l’emergenza Coronavirus e i cui risultati si avranno solo dopo Pasqua, è arrivata la comunicazione del ritiro da parte del leader della parte più socialista del Partito: una decisione che era nell’aria già dal Super Tuesday, quando Joe Biden ha ottenuto risultati oltre ogni aspettativa nella grandissima parte degli Stati chiamati al voto per le primarie. Sanders, una volta capito che sarebbe stato impossibile recuperare il gap, ha preso quindi una decisione che potrebbe avere come principale obiettivo quello di evitare la cosiddetta Brokered Convention, ovvero la situazione per cui nessuno dei candidati del Partito raggiunge il numero di rappresentanti necessario per poi diventare candidato alla Presidenza a tutti gli effetti.
Questo, se Sanders non avesse fatto un passo indietro, sarebbe stato uno scenario molto probabile: raramente infatti, all’interno del Partito Democratico, la situazione è stata frammentata come ora, con più candidati a dividersi il consenso in modo piuttosto equo. Ed è proprio per questo che i numeri di Sanders, sul lungo periodo, si sono rivelati insufficienti. Molti candidati Dem dell’ala più vicina ai moderati si son ritirati prima del Super Tuesday, facendo un endorsement pubblico a Biden: tra questi Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, entrambi a un livello di consenso tra l’8 e il 15% in base ai diversi Stati (Buttigieg ha addirittura vinto in Iowa), Kamala Harris e Tulsi Gabbard. A loro si è unito poi Bloomberg, che in passato era stato sindaco di New York per i Repubblicani e si è ritirato successivamente. Ci sono inoltre i vari Beto O’Rourke, che era in corsa per le scorse elezioni, Michael Bennett (Senatore) e molti altri fra sindaci e personalità che controllano alcune fette di elettorato.
Sembra che dietro queste grandi manovre di endorsement arrivati un po’ da tutto il Paese ci sia niente meno che l’ex Presidente Barack Obama, dal momento che Biden è stato il suo Vice molto fidato durante gli anni alla Casa Bianca, e l’influenza della sua rete diplomatica (in primis sugli afroamericani). Se uniamo poi il fatto che Elizabeth Warren, anche lei appartenente all’area più socialista, sia rimasta in corsa più del previsto togliendo punti importantissimi a Sanders, il risultato è diventato abbastanza scontato. Non si è ancora capito che tattica abbia voluto seguire la Warren: qualcuno pensa che non si sia ritirata perché ha preso Sanders in antipatia dopo alcune sue dichiarazioni, altri invece, più maliziosi, dicono che l’abbia ostacolato per proporsi poi a diventare la vice di Biden, per provare a intercettare l’area di elettorato più a sinistra.
In tutto questo, vista la situazione di gran confusione nei Dem, c’è una persona che esulta: non poteva essere altro che Donald Trump, il quale dopo il ritiro di Bernie Sanders non ha perso un secondo di tempo per ringraziare la Warren, dicendosi sicuro di poter battere agilmente quello che quattro anni fa era il principale sostenitore di Hillary Clinton. Trump si è addirittura spinto più in là, invitando i sostenitori di Sanders a votare per lui alle elezioni presidenziali, sapendo che soffrono le politiche neo-liberiste, quindi a favore della globalizzazione, del centrosinistra, nonostante lo stesso Sanders abbia lealmente esternato di appoggiare Biden in questi mesi rimanenti.
Viste queste battaglie interne ai Dem, che si susseguono dalle prime votazioni nei caucus, quella di fine anno sembra una battaglia scontata con vittoria del magnate repubblicano, che a destra non ha rivali. Per questo qualcuno è già proiettato oltre: dove sarà Donald Trump tra quattro anni? La parte socialista del Partito Democratico, magari sotto la guida della tanto chiaccherata Ocasio-Cortez, che ha sostenuto Sanders, riuscirà a prevalere sui moderati? Le dinamiche della politica americana sembrano promettersi, di nuovo, interessanti.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.