Sanità allo sbando dall’Umbria alla Calabria: i casi
Il tanto agognato federalismo regionale, se applicato senza accrescere le diseguaglianze tra le diverse regioni, potrebbe essere un bellissimo modo per avvicinare le istituzioni ai cittadini, nonché uno stimolo per verificare che i nostri rappresentanti agiscano in modo favorevole rispetto alle necessità che avverte la popolazione. Le spese che riguardano le competenze regionali sancite dalla Costituzione, però, sono da sempre nel mirino delle più varie inchieste di corruzione, partendo dalle grandi opere (basti pensare al Mose di Venezia) fino all’ambito sanitario. Proprio nella gestione della Sanità, ultimamente, la situazione sta precipitando a livelli mai visti, con annesse accuse incrociate tra il Governo e le Regioni.
L’ultimo caso di cronaca ci porta in Umbria: una settimana fa sono stati arrestati Barberini, che era l’Assessore Regionale alla Sanità, insieme al Segretario Regionale del Partito Democratico e al direttore generale e quello amministrativo dell’ospedale «Duca»; è stata inoltre indagata la Presidente di Regione, che si è dimessa facendo cadere la Giunta. Secondo gli inquirenti i concorsi sarebbero stati pilotati a favore di candidati raccomandati, con le tracce dei test che «venivano scambiate nella sede del PD». Ieri l’ormai ex assessore è stato scarcerato in attesa del processo e ha iniziato a difendersi pubblicamente, dichiarando ciò che segue: «Nella mia vita, come persona e come professionista – ha aggiunto – ho sempre praticato valori come il rispetto, l’onestà, l’equità, la giustizia. In politica ho svolto il mio ruolo di consigliere e assessore regionale sempre con grande passione e spirito di servizio. Ho lavorato tanto per contribuire ad assicurare servizi sanitari e sociali di qualità, con risultati positivi che ci vengono riconosciuti al livello nazionale». Se siano o meno difese di circostanza lo decideranno i giudici, certo per emettere provvedimenti così restrittivi dovrebbe quantomeno essere presente una base seria di indizi per far partire l’indagine.
Un’altra regione che se la passa piuttosto male è la Calabria. Nell’ultimo Consiglio dei Ministri, svoltosi proprio a Reggio Calabria, il Ministro della Salute Giulia Grillo ha ottenuto il commissariamento della sanità calabrese. Il Governatore Oliverio, che è stato eletto nelle fila del PD (quindi di un partito che si oppone con forza al Governo attuale) ad ogni modo ha già annunciato ricorso verso questa decisione, rivendicando la responsabilità di ciò che concerne le decisioni negli ambiti concordati in base alla costituzione. Certo, ad ascoltare il Commisario nominato proprio da Oliverio, non c’è da stare tranquilli. Appena un mese fa dichiarava: «Ci sono prescrizioni dei Carabinieri del Nas e avremmo dovuto chiudere tutte le strutture per la mancanza di requisiti minimi di sicurezza. Però noi non vogliamo e dobbiamo agire per mettere in sicurezza i presidi».
In Campania, invece, ricordiamo i recenti episodi reiterati di presenza di formiche e altri insetti in reparti delicati di degenza. Anche qui la polemica tra Governatore e Governo era nata dal fatto che De Luca si era autonominato Commissario: i risultati di bilancio son migliorati, a scapito però della qualità del servizio. A causa della prima condizione in questo caso non sembra possibile imporre un Commissario da parte del Governo.
Croce del sud e delizia (seppur con qualche acciacco) del nord, la sanità sarà destinata a restare in cima alle cronache ancora per molto. Fino a quando, almeno, non si determineranno con chiarezza le responsabilità e i compiti di ciascuno, auspicando anche in una maggior onestà intellettuale di chi la organizza, che siano questi politici o direttori.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.