Savona e il «contesto». Che cosa intende?
Sono usciti i dati sull’economia reale riguardanti il terzo trimestre 2018 e non sono stati positivi. L’Eurozona, nel suo complesso, ha avuto una crescita pari allo 0,2%, in una situazione di frenata per l’Italia e la Germania.
In un modello economico mercantilista, dove il PIL è trainato dalle esportazioni, prodotte comprimendo i salari, la domanda interna viene volutamente frenata e quando la domanda mondiale subisce un rallentamento, il modello va in crisi. Questo è il modello tedesco, adottato dall’Eurozona. Considerando questo quadro economico, la manovra espansiva del nostro governo risulta, se ancora ci fossero stati dei dubbi, più che mai necessaria e legittimata, perché la spesa pubblica offre un impulso positivo alla crescita dei consumi interni e del PIL, che ora è in fase di contrazione.
Il braccio di ferro esistente tra il Governo italiano e la Commissione Europea ci offre un’altra puntata, con l’invio da Bruxelles di un’ulteriore lettera, dove si richiedono giustificazioni per la minor riduzione programmata del rapporto debito/PIL, spiegazione ovvia, che abbiamo appena offerto. Si presentano schermaglie di un braccio di ferro sempre più duro, che non prospetta ancora un punto di caduta finale. Tuttavia, possiamo provare a ipotizzarlo con un ragionamento dato dall’analisi delle informazioni lasciate sul campo di battaglia dagli attori. Il protagonista fondamentale per gli interessi del governo italiano è, senza ombra di dubbio, il Ministro agli affari europei, Paolo Savona.
L’economista sardo, ospite ai microfoni di Sky, ha rilasciato questo virgolettato: «Se ci sfugge lo spread, così come abbiamo deciso nel Consiglio dei Ministri quando abbiamo approvato la legge, non riesamineremo la manovra, ma riesamineremo il contesto entro cui ci poniamo, perché possono succedere tanti altri eventi».
In aggiunta, abbiamo un’altra dichiarazione di Savona a Confindustria Giovani: «Non c’è nessun problema che l’Italia invochi un default, […] non c’è nessuna probabilità che il debito pubblico italiano incorra in un cosiddetto rischio di denominazione. Se accadrà, sarà per motivi esterni al Paese».
Questi sono segnali interessantissimi che, nell’analisi della partita, spingono a comprendere il significato del termine «contesto» nella mente di Savona. Il contesto è un insieme di fatti e circostanze entro cui si verifica e da cui risulta condizionato un determinato evento. L’evento porterà a una presa di posizione decisiva del governo italiano. Quale sarà l’evento?
Il governatore Draghi ha annunciato la fine del Quantitative Easing, il programma di acquisto titoli della BCE, per la fine del 2018. Senza QE, il tasso d’interesse dei titoli italiani potrebbe salire, di conseguenza aumentando il famigerato spread. Il verificarsi di questo primo fatto, prodotto da una paradossale BCE non garante del debito pubblico, porterebbe a una condizione di diminuzione del prezzo, in termini di valore attuale, dei titoli in mano alle banche, generando perdite. L’evoluzione di questa situazione potrebbe condurre a dover ricapitalizzare/nazionalizzare alcune banche. Questo è il bivio centrale di tutto il percorso, in quanto il governo si troverebbe a dover decidere tra il bail-in o l’uscita dall’Euro, in modo da poter rifinanziare/nazionalizzare emettendo moneta nazionale.
Questo aspetto è stato ben colto dalla testata francese «Le figaro», che sottolinea come la Commissione Europea si sia avventurata in un gioco pericoloso. Anche in Italia, Mario Sechi ha offerto un’analisi puntuale dello scontro tra il governo e la Commissione, spiegando gli errori di lettura del contesto sociale ed economico italiano da parte dei burocrati di Bruxelles.
Sarà la Commissione Europea così autolesionista da spingersi fino al punto di frattura analizzato bene da Sechi? Non lo sappiamo, ma sicuramente in Germania c’è chi ha messo le cose in chiaro. Ci riferiamo a Karsten Wendorff, capo del dipartimento di finanza pubblica in Bundesbank.
In un pezzo comparso nella testata FAZ ha spiegato l’impraticabilità di un intervento a livello europeo sull’Italia, mettendo sostanzialmente un muro al documento Savona (contenente anche la BCE prestatrice di ultima istanza), ed evocando la costrizione alla solidarietà, mediante la sottoscrizione di obbligazioni nazionali da parte degli italiani, a garanzia del debito pubblico. Simpatico.
La cooperazione, in UE, non esiste, lo dicono i trattati!
Simone, ventottenne sardo, ha vagato in giovanissima età per il Piemonte, per poi far ritorno nell’isola che lo richiamava. Ama scrivere su tematiche politiche ed economiche. Legge per limitare la sua ignoranza.