Al lupo! Al lupo! Corriamo da Renzi!

Che si possa cambiare idea, nella vita, è fuor di dubbio. Ed è altrettanto ovvio che i parlamentari non hanno vincolo di mandato, checché ne dicano i pentastellati: come scritto nella Costituzione, «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» (art. 67). Detto questo, bisogna però ammettere che ultimamente il passaggio da un partito ad un altro è divenuta cosa molto frequente. Non pretendendo di stilare un elenco completo, ci permettiamo di farvi qualche esempio di «persone consapevoli della responsabilità verso l’Italia», per citare Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd: Laura Bianconi, passata dalle file del M5S a quelle che sostengono Renzi; Giuseppe Pagano e Salvatore Torrisi, che solo qualche mese fa giuravano fedeltà a Berlusconi, hanno votato per Mattarella; per non parlare dei classici Antonio Razzi e Domenico «Mimmo» Scilipoti, che con un balzo felino sono riusciti a passare da Italia dei Valori a Forza Italia senza passare per il via. Il secondo ha anche sostato per qualche tempo nell’effimera «Iniziativa Responsabile» (nel 2011), famosa perché i suoi componenti sono coloro che hanno votato (pur non essendo dell’allora Popolo delle Libertà) la fiducia a Berlusconi nel dicembre 2010.

Domenico Scilipoti
Domenico Scilipoti


Tutto questo è possibile – e legalmente corretto – in quanto, come abbiamo già anticipato prima, i parlamentari, per esprimere (in teoria) la propria libertà individuale, non hanno vincolo di mandato: non sono costretti a rimanere fra le fila del partito con cui sono stati eletti. L’assenza di vincoli però non può permettere la «compravendita» di voti come se si fosse al mercato: la libertà dell’individuo, riconosciuta poc’anzi, è totalmente contraria all’asservimento per paura di perdere la poltrona se cade il governo, ed è solo la spiegazione più etica del trasferimento dei parlamentari. Purtroppo ben pochi di coloro che hanno approfittato dell’assenza di vincolo l’hanno fatto per una questione di libertà.
Concludiamo prendendo come esempio alcuni degli ex M5S, ora Gruppo Misto, perché la situazione è un po’ diversa: molti di loro sono stati espulsi perché non erano più in linea con le regole fondamentali dei 5 Stelle, come l’incandidabilità dopo due mandati. Ma allora perché si sono candidati con Grillo e non con un partito che prevedeva delle regole diverse? Forse perché non avevano amicizie e hanno visto nel comico genovese l’unica via per riuscire a riemergere dal loro anonimato?

Tito Borsa