Col Natale la Lega perde il senso del ridicolo
lavio Zanonato non sarà certo ricordato come un grande sindaco, e nemmeno il suo successore «reggente» Ivo Rossi: Padova è una città complessa e non adatta a chiunque. Questi due paladini dell’immobilismo hanno tante colpe ma sicuramente un pregio: essere consapevoli di dove è posizionato il confine che delimita il senso del ridicolo. L’attuale sindaco Massimo Bitonci, ex senatore leghista che proprio nello stile tipico del Carroccio ha condotto la propria campagna elettorale l’anno scorso, non si rende conto di quando una boutade sia da considerarsi «iperbolico impegno» e di quando invece venga percepita per quello che è: una Corazzata Potëmkin della politica.
«Ho incaricato l’assessore Vera Sodero, insieme al dirigente competente, di verificare se, all’interno degli istituti scolastici comunali, siano in atto censure, ovvero operazioni di disturbo, atte ad escludere e cancellare i riferimenti cristiani al Natale», ha scritto Bitonci il 30 novembre sul suo profilo Facebook. «Rimuoviamo i presidi che rimuovono i crocefissi», ha aggiunto l’assessore regionale veneto Roberto Marcato, famoso per aver dichiarato, alcuni mesi fa, di voler costringere i terroristi a mangiare pane e salame recitando il Vangelo. Il top, però, è un commento del nostro sindaco preferito: «Non si cancella il Natale e si tolgono crocifissi solo perché “a qualcuno dà fastidio”, se non sono d’accordo possono sempre scegliere di ritornare da dove arrivano».
L’ormai classica litania leghista del «tornino a casa loro» viene declinata, come sempre in modo improprio, anche su una questione marginale – originata da una notizia distorta – come la festa di Natale in una scuola. Ammesso e non concesso che questo sia un problema che deve tenere impegnati i politici «h24», non sarebbe forse meglio capire perché alcuni presidi o dirigenti vogliono festeggiare in modo laico? Come ricordava Marco Travaglio nel suo editoriale di ieri sul Fatto Quotidiano, questi prodi difensori della cristianità fanno i crociati con il culto degli altri.
L’Italia ha un’anomala tradizione di destra legata indissolubilmente alla religione cattolica: peccato che questi politici siano spesso divorziati, bestemmiatori, volgari attaccabrighe, ladri, puttane o clienti. Che facciano quello che vogliono finché non molestano il prossimo, è il motto di chi scrive. La catechizzazione forzata delle masse nel nome di una religione che predica l’uguaglianza e l’amore universale è, in effetti, proprio una molestia nei confronti di chi non condivide queste battaglie, ma non ruba, non è divorziato, non bestemmia, non cerca la rissa con volgari pretesti, non si vende né si fa comprare.
Come sempre, queste trovate mostrano il populismo che le ha partorite nell’enorme consenso che portano: «Caro Bitonci ormai ci stanno islamizzando», «Mi dispiace che in certe scuole vogliono (sic, ndr) togliere la speranza, la luce, l’amore che si è fatto bambino», rispondono alcuni utenti, mentre altri partecipano al solito coro del «chi non vuole il presepe può anche lavorare il giorno di Natale», il non sense più totale. Armi di distrazione di massa che continuano ad evolversi stando sempre un passo avanti ai cittadini disinformati e non critici, ormai dovremmo farci l’abitudine. Che Bitonci si concentri per mantenere le sue promesse elettorali: chi scrive è lontano anni luce dal condividerle, però è quello che la maggioranza dei votanti gli ha chiesto.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia