Barani: non è questione di sessismo

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Momento ammissione: il mio sogno è andare a lavorare all’Unità: i giornalisti della testata diretta da Erasmo D’Angelis si devono divertire un sacco soprattutto per quanto riguarda l’online. Ci stiamo riferendo in particolare all’articolo, pubblicato ieri, «Non solo Barani. Da Travaglio a Salvini, il bestiario degli insulti sessisti viene da lontano», nel quale vengono elencati alcune cadute misogine di personaggi della politica o del giornalismo. Non volendo dare troppo spazio alle citazioni di questo pezzo di puro giornalismo anglosassone (non sia mai che, a forza di ridere, il lettore finisca per farsela addosso), citiamo alcune parti pregnanti e particolarmente significative: il primo esempio riguarda Vittorio Sgarbi e Pina Picierno, eurodeputata Pd, «“rea” – secondo l’autore del pezzo, Stefano Cagelli – di essere stata eletta al Parlamento europeo con oltre 200mila preferenze». Ed ecco l’offesa sessista: «“Quel posto era di Emiliano – sbotta Sgarbi – tu sei lì solo perché sei donna e perché sei la cameriera di Renzi. Sei una nullità assoluta, sei incapace…”». Il secondo episodio ha come protagonista Maurizio Gasparri che, a proposito della legge sul conflitto di interessi, accusa il ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi di essere una «principessa sul pisello che scopre le meraviglie sul conflitto d’interessi». Terzo ed ultimo esempio riguarda invece Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano: alla Boschi che al Corriere spiegava «Quello della piena parità di diritti tra uomo e donna è un orizzonte verso cui camminiamo. Spero un giorno di avere un figlio maschio per insegnargli a rispettare le donne», la «becera replica» (citando Cagelli) del giornalista era «Decisamente più difficile sarà spiegare al pupo come fu che la mamma divenne ministro».
Piccola richiesta di impegno: chiediamo al lettore eventualmente scioccato da tanto sessismo di invertire il genere dei protagonisti dei imagesvari episodi e di dirci se cotanto sdegno è ancora dipinto sul suo viso. È inutile sottolineare come le affermazioni «sessiste» siano considerate tali solo perché rivolte da un uomo a una donna: se fosse stato il contrario, sarebbero state soltanto pesanti critiche. È questa la parità fra i sessi alla quale tutti, compreso chi scrive, puntiamo?
A chi scrive, che è persona consapevole del fatto che l’
Unità sia più che mai vicina al governo Renzi, sembra (ma saranno senz’altro le idee colme di malizia di un gufo e di un rosicone) che l’articolo di Cagelli non sia altro che un modo per minimizzare il comportamento di un membro della maggioranza con il consueto «così fan tutti». Il gesto di Lucio Barani, l’aver mimato un rapporto orale in direzione della senatrice M5S Barbara Lezzi (lo diciamo chiaro e tondo così da risvegliare la coscienza di chi legge), non è una porcheria perché rivolto a una donna ma perché squalifica una delle più alte istituzioni, purtroppo ancora per poco, del nostro paese. Se il senatore-con-garofano avesse fatto lo stesso rivolgendosi, tanto per fare un esempio, ad Antonio Razzi o a un altro uomo, ci saremmo indignati così tanto? Forse no, ma sarebbe stata la cosa giusta da fare.