Siamo indipendenti e non ce ne siamo accorti
«Aiutami a creare la nuova Repubblica Veneta». Così si presenta sulla sua pagina facebook Gianluca Busato, responsabile e coordinatore del geniale ed originale referendum per l’indipendenza del Veneto dallo stato italiano che si è tenuto il 21 marzo scorso all’insaputa di tutti. Nonostante questo, secondo gli organizzatori hanno votato 2 milioni e 300 mila persone, più del 63% degli aventi diritto. A parte il fatto che, come abbiamo già detto alcuni mesi fa, i referendum nel nostro paese possono essere soltanto abrogativi e tutte le leggi che determinano l’appartenenza del Veneto allo stato italiano ubbidiscono all’articolo 5 della Costituzione (La Repubblica è una e indivisibile) che non è modificabile in quanto parte dei cosiddetti “principi fondamentali” (i primi 12 articoli); anche nel caso in cui fosse possibile un tale referendum, esso dovrebbe coinvolgere tutti i cittadini italiani: l’indipendenza del Veneto è una questione che coinvolge tutte le regioni. Certo, abbiamo qualche dubbio che un referendum nazionale riesca a raccogliere anche un quinto del quorum e forse nutrono questo dubbio anche gli organizzatori, sempre che abbiano i fondi per indire un referendum (dal risultato comunque ininfluente) a livello nazionale.
«Quando la testimonianza della Storia viene convocata dal Tribunale del Presente come retaggio e forte voce di Libertà e modello di Serenità e Giustizia» dicono i responsabili del sito plebiscito.eu per poi aggiungere, qualche riga più avanti «La Sovranità e l’Esistenza stessa del Popolo Veneto è stata perseguitata e combattuta dai Governi Italiani, qui insediatisi organizzando il Plebiscito Truffa del 1866». A parte che l’autore di questo grandioso testo ha qualche problema col caps lock, queste righe non vogliono dire altro: il lettore rimane perplesso a chiedersi il senso di quanto ha sotto il naso. Fatica vana.
Il clue del “manifesto per l’indipendenza veneta” arriva alla fine: «Considerata Sovrana la volontà popolare, in Nome di San Marco, del Popolo Veneto e del Diritto delle Genti, in omaggio alla democrazia e alla volontà generale, noi, oggi, venerdì 21 marzo, decretiamo decaduta la sovranità italiana sul Popolo Veneto […] confermiamo e proclamiamo la Repubblica Veneta». Se ne era accorto qualcuno? Vorremmo sapere se coloro che hanno decretato la fine del “dominio” italiano sul Veneto pagano le tasse, si rivolgono agli ospedali pubblici, mandano i propri figli alle scuole pubbliche oppure hanno deciso di ignorare tutte queste regole dettate dallo stato italiano usurpatore dal 1866. Attendiamo eventuale contraddittorio.
Tito G. Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Cari Italiani e care Italiane, Vi siete mai dati la pena di mettere il naso e i due occhi fuori dall’universo concentrazionario in cui la nostra tv e i nostri giornali vi hanno rinchiusi? Sì? Allora siete tra quegli elettori che non votano da anni, o tra coloro che tornano in questo paese per le vacanze estive, o ancora tra quelli che hanno deciso saggiamente di passare il tempo a far del bene e poi a guardarsi l’ombelico. No? Credete quindi che quello che vi circonda appartenga ad un normale paese europeo con i suoi pregi e i suoi difetti. Fate bene, crearsi una realtá parallela aiuta. Aiuta voi ma soprattutto i cazzari con le scritte sulla felpa o con la camicia bianca da salumiere. Forse è vero, l’abito non fa il monaco, ma certe “divise” fanno indubbiamente testa di cazzo. Mi scuso della licenza. Chiara
Non voglio soffermarmi sulla questione relativa alla proclamazione di una repubblica indipendente la quale mi suona in maniera stonata. Piuttosto vorrei contestare la convinzione per cui i cosiddetti articoli fondamentali della costituzione tali dovrebbero rimanere: non vi sentite un po’ fascisti nel continuare ad affermare questi dogmi? Sembra li abbiate assunti a valore assoluto; avete costruito loro attorno una sorta di teologia politica in cui la repubblicanazione italiana è sacra, è tabù che non va neppure sfiorato (tranne nel caso in cui lo stato ceda sovranità all’Europa, nevvero?). Ciò non è molto diverso da qualsiasi altra ideologìa politica poggiante su basi indiscutibili. D’altro canto questa è sempre stata una necessità umana, solo che al cambiare delle condizioni storiche rischia (giustamente) di entrare in crisi.