Una farsa: Silvio torna alla ribalta, commenta Rondolino
Ci sono cose che fanno ridere, grazie a Dio, nella vita. E ci sono cose che fanno ridere soprattutto se commentate da un personaggio già buffo di per sé. Stiamo parlando del Pulitzer dell’Unità, per gli amici Fabrizio Rondolino, che commenta il ritorno in gioco di Silvio Berlusconi in caso di vittoria del «No» al referendum.
Il commento di Rondolino (sul sito dell’Unità, dove tiene la sua rubrica «il Noista) è sostanzialmente questo: se i cittadini italiani bocceranno la riforma costituzionale, tornerà a contare qualcosa l’ex Cavaliere, che mercoledì è salito al Quirinale per un colloquio con Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato avrebbe preso atto del «No» di Berlusconi che però «non è distruttivo»: chiunque sia al governo dopo il referendum, Silvio darà il suo «contributo, anche perché la situazione economica si fa sempre più pesante». Un appoggio a prescindere che va controcorrente rispetto alle posizioni del resto della destra, Salvini e Meloni, che vorrebbe far saltare il tavolo in caso di vittoria del «No» al referendum.
Poteva Rondolino esimersi da un commento a riguardo? Ovviamente no: il suo intervento (che, visti i picchi di grande giornalismo toccati, vi risparmiamo per rispetto ai deboli di cuore) si conclude in modo categorico: «Non è esatto, dunque, sostenere che con la vittoria del No non cambia niente. Qualcosa di molto significativo potrebbe cambiare per tutti: non più la democrazia dell’alternanza, ma un sistema politico bloccato dove al governo ci sono sempre gli stessi (il Pd, Forza Italia e la galassia centrista) mentre all’opposizione urlano e imprecano i grillini, Salvini e la sinistra radicale».
Rondolino si dimentica che, se vincesse il «Sì» anche senza il combinato disposto con l’italicum, alle prossime elezioni sarebbero solo due gli scenari possibili: 1. governo Pd e Camera Pd, quindi ottimo rapporto con il Senato delle regioni (quasi tutte in mano al Pd); 2. governo e Camera dei 5 Stelle (o, al limite, della destra) con Senato avverso, e questo allungherebbe terribilmente i tempi perché darebbe all’opposizione non i contropesi all’attività governativa, bensì i mezzi per attuare un ostruzionismo a prescindere.
Quindi, ammesso e non concesso che con la vittoria del «No» si arrivi a un «sistema politico bloccato» – si immagina per tutti –, se vince il «Sì» il sistema funzionerebbe solo con un governo Pd. Qual è la possibilità più democratica?
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