In principio era Silvio
Nel 1994 la novità si chiamava Silvio Berlusconi, il politico nuovo che combatteva contro l’ancien régime della Prima Repubblica. Grazie al suo impero, fatto da giornali, televisioni e delinquenza, Gongolo da Arcore è riuscito a rimanere per 17 anni sulla cresta dell’onda, ci sono stati momenti di maggiore popolarità e spaventose ricadute da cui si è rialzato, smentendo tutti quei «gufi» che lo davano per finito, grazie alla sua incredibile faccia tosta e, soprattutto, grazie al suo incredibile conto in banca (anche se forse conti sarebbe più corretto). Alla fine del 2011 inizia il tracollo: cade il governo Berlusconi e si insedia il team di Mario Monti, «l’ultima spiaggia prima del disastro italiano», per usare le espressioni di certi giornaloni per definire il bocconiano.
Poi è finita la legislatura e, nel febbraio 2013, si è tornati alle urne: il risultato è stato il seguente: Popolo delle Libertà terzo sia alla camera che al senato dopo il Pd e il Movimento 5 Stelle (il primo ha vinto al senato, il secondo alla camera). Questo è stato l’inizio della fine: la condanna in cassazione nell’agosto del 2013 e l’espulsione dal senato tre mesi più tardi hanno coronato questo incredibile (mica tanto, a ben vedere) tracollo berlusconiano. La secessione degli alfanidi capeggiati dall’inutile Angelino non è neppure da prendere in considerazione: Silvio non può che averne tratto giovamento.
Non divaghiamo: dopo le elezioni c’è stato il governo Letta, durante il quale il Nostro è stato messo, almeno apparentemente, in disparte. Poi, nel gennaio 2014, Matteo Renzi, neosegretario rampante del Pd, lo riceve al Nazareno dove – secondo i «rosiconi»– è stato stilato il patto che da quel luogo ha preso il nome. Patto che è riuscito a resistere per un anno, in un tira e molla continuo fatto da piaceri, occhi socchiusi e giravolte per guardare altrove.
Così è nato il governo Renzi, con Berlusconi formalmente all’opposizione ma effettivamente al fianco del Premier. Altro che Alfano: il delfino di Silvio viene da Firenze e di nome fa Matteo. È lui adesso la novità che Berlusconi era nel 1994. È lui adesso il perseguitato dai gufi e rosiconi. Nulla è cambiato, ma gli italiani non se ne accorgono. Speriamo che le menti si aprano e che la ragione si risvegli se non vogliamo che questo sia l’avvento di un nuovo ventennio nel nome di Renzi, di colui che ha fatto di Silvio Berlusconi il suo mentore, oltre che il suo alleato. Renzi non è altro che un’imitazione perché, ricordiamolo: In principio era Silvio.
Tito Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Con poche parole, qualche immagine e tutto il suo talento Borsa ha delineato con estrema efficacia la storia politica di Silvio Berlusconi. Questo ventenne lo vedremo giganteggiare nell’olimpo dei grandi, siederà alla destra di Montanelli, perché – nella Voce – il principio era Borsa.