Sotto i ghiacci dell’Antartide intrappolati batteri pericolosi
Quando immaginiamo un viaggio in un mondo nascosto, la nostra testa elabora il cliché di vari romanzi di fantascienza, che colloca nel sottosuolo civiltà o ecosistemi primordiali. Per la ricerca di un luogo incantato, però, la strada più semplice è quella che va sotto zero. Sotto i ghiacci del continente Antartico, decisamente non eterni come amiamo definirli, c’è molto più di quanto immaginiamo.
La calotta cela infatti decine e decine di laghi, sepolti sotto uno spessore di ghiaccio che arriva fino a qualche chilometro. Il calore emanato dalla Terra consente all’acqua di mantenersi liquida, grazie a particolari fenditure della crosta terrestre.
L’isolamento di questi bacini con l’esterno è stato per milioni di anni pressoché totale, le precipitazioni non raggiungono la loro superficie e l’apporto d’acqua è dovuto agli ‘affluenti’ generati dal parziale scioglimento estivo del ghiacciaio. Ma non si sa dunque nulla di questo mondo nel ghiaccio? Non proprio.
A tremilasettecento metri di profondità, Sotto uno strato durò e cristallino, Si trova uno dei laghi subglaciali più famoso, chiamato Vostok come la base russa che sorge lì vicino. Fin dai primi anni 90 è stato oggetto di indagine tramite carotaggi, per svelare qualche particolare di questo gigantesco bacino, che copre un’area di centinaia di chilometri quadrati. Tra i vari misteri, si è notato che la zona è fonte di interferenze magnetiche per gli strumenti di orientamento, che ha dato origine ad elaborate leggende metropolitane. Dopo anni di lavoro la trivella usata per giungere fino all’acqua ha consentito di prelevare un campione di liquido per procedere alle analisi chimico-biologiche e nel 2013 sono arrivati i report sulle forme di vita osservate.
Sì, sotto quel guscio ghiacciato la vita esiste. Affascinante… E forse pericolosa: ci sono batteri intrappolati di cui non conosciamo gli effetti e i cicli vitali, per esempio. Secondo i ricercatori dell’istituto di criobiologia di Pietroburgo, uno di questi ceppi somiglia solo per l’86% del suo genoma ai batteri con cui abbiamo familiarizzato finora. La domanda è che cosa potrebbe fare nel caso venisse liberato…
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.