Spesa a chilometro zero: una sfida per tutti
In un mondo tanto popolato quanto inquinato e diversificato come quello in cui viviamo oggi è responsabilità di ognuno di noi mettersi in moto per agire in modo da migliorare la qualità della vita nostra e altrui, prendendoci cura dell’ambiente in cui viviamo.
Uno di questi gesti è sicuramente l’attenzione verso ciò che acquistiamo e mangiamo. Scegliere infatti di acquistare generi alimentari a chilometro zero è una scelta sostenibile, responsabile, più economica e in grado di valorizzare le reti locali. Chi di noi sa alla perfezione la stagionalità dei prodotti ortofrutticoli? Forse i nostri nonni e genitori, ma io stessa mi sento parte di quella generazione ormai abituata a trovare sui banchi del mercato qualsiasi prodotto in qualsiasi periodo dell’anno.
Esempio controverso è quello dell’asparago proveniente dal Perù. Questo paese è diventato il principale produttore di asparagi verdi nel mondo, esportando circa l’85% della produzione e generando un giro di affari di circa 450 milioni di dollari l’anno, grazie a un investimento della Banca mondiale. Le spedizioni dal Perù avvengono per via aerea con cadenza giornaliera e si parla di quantitativi che oscillano tra le 10 e le 15 tonnellate a settimana.
Ma ci siamo mai realmente chiesti questa comodità di avere asparagi tutto l’anno quanto costa al nostro ambiente? Secondo le statistiche di Coldiretti questi prodotti viaggiano per oltre 10mila chilometri, bruciando 6,3 chili di petrolio e liberando 19,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, numeri e quantità che fanno riflettere.
Sempre secondo le statistiche di Coldiretti, consumando prodotti locali, di stagione e che provengono dalle campagne vicino a noi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a mille chili di anidride carbonica l’anno.
Fare la spesa con attenzione all’ambiente significa anche impegnarsi per il territorio, la cultura e le tradizioni, nostre e altrui, in quanto i terreni su cui vengono prodotti gli asparagi peruviani sono di proprietà delle multinazionali che sfruttano il territorio e non si impegnano per un’agricoltura proficua e sostenibile per le popolazioni locali.
Il chilometro zero diventa quindi una prospettiva diversa e una filosofia sostenibile, e impegna in un consumo critico il consumatore consapevole della necessità di operare una scelta che tenga contro di fattori diversi, senza lasciarsi sopraffare dalla propaganda pubblicitaria con cui le aziende sponsorizzano i propri prodotti.
«Pensare globale, agire locale» diventa quindi la sfida che ci rende protagonisti in un mondo in cui è sempre più difficile agire concretamente per migliorare situazioni più grandi di tutti noi.
Anna Toniolo
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