Contro l’autoritarismo di Massimo Bitonci: alcune spiegazioni
Sono giorni che parenti, amici, colleghi e lettori ci continuano a ripetere sempre la solita frase: l’iniziativa che avete organizzato contro l’autoritarismo di Massimo Bitonci è stata una sciocchezza, un ingenuo harakiri che molto presto vi si torcerà contro. In quanto Direttore di questo blog e ideatore dell’iniziativa, non posso fare altro che prendere la parola, a nome anche della redazione, per spiegare un po’ meglio con quale spirito abbiamo deciso di prendere pubblicamente una posizione contravvenendo, almeno apparentemente, alla nostra libertà ed indipendenza.
-
Molte critiche hanno come bersaglio il titolo, soprattutto l’uso della parola autoritarismo, che può legittimamente sembrare una presa di posizione netta verso l’operato del neosindaco di Padova. Come abbiamo già detto in conclusione alla famigerata lettera, il termine autoritarismo è inteso come “non tutela delle minoranze” (abbiamo citato Jacob Talmon, non certo l’ultimo arrivato, a tal proposito): secondo il nostro parere Massimo Bitonci sta tutelando solo il suo elettorato, a discapito delle deboli minoranze ad esso avverse.
-
La nostra presa di posizione è assolutamente indipendente: non abbiamo fatto altro che esprimere la nostra opinione. Il lettore che storce il naso forse non si è reso conto che la stragrande maggioranza degli articoli del blog non fanno altro che esprimere l’opinione degli autori. Quindi se l’iniziativa contro Massimo Bitonci è da considerarsi in contraddizione con i valori de La Voce che Stecca, altrettanto si può dire per tutti gli articoli di carattere politico e sociale che pubblichiamo. Per quanto ne so, non c’è stato articolo che abbia scatenato così tanti sospetti sulla perdita della nostra indipendenza.
-
Il fatto che la nostra raccolta di idee sia avvenuta in concomitanza con molte altre iniziative simili, senz’altro più importanti e in alcuni casi più schierate, non è ovviamente un caso, ma non è neppure la riprova che il nostro agire sia coordinato da qualcuno più in alto di noi (ebbene sì, mi è stato detto persino questo). Il motivo principale di questa coincidenza di iniziative è la discussione in consiglio comunale delle ordinanze di Bitonci, nessun altro.
Sperando di aver chiarito le idee ai molti lettori perplessi, desidero concludere con due considerazioni: la prima riguarda la coscienza di ogni persona, anche di chi si occupa di informazione, che non può non incidere su quello che la persona fa. Noi abbiamo agito mossi dalla nostra coscienza: sarebbe stato ingiusto costringerla a tacere. La seconda considerazione è un ringraziamento alle 700 persone (600 via mail e 100 di persona) che ci hanno esposto quali sono le loro idee per una Padova migliore.
Ringraziamo Massimo Bitonci per non averci degnato di una benché minima risposta ma cosa ci si poteva aspettare di diverso da un individuo che, di fronte a delle serie e argomentate considerazioni sul suo operato, risponde “tu hai problemi seri”?
Tito G. Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Un commento su “Contro l’autoritarismo di Massimo Bitonci: alcune spiegazioni”