Gli Stati Uniti, patria della povertà
Guai ai poveri
Elisabetta Grande
Edizioni Gruppo Abele – 2017 – 14 euro
La situazione economica, sociale e giuridica statunitense è tornata alla ribalta anche in Italia dopo l’elezione alla Casa Bianca di Donald Trump. Una situazione in cui la povertà estrema è parte integrante della fisionomia della società e addirittura del paesaggio urbano. Su questo indaga Elisabetta Grande, docente di Sistemi giuridici comparati all’Università del Piemonte Orientale, tenendo conto che la società americana da tempo anticipa i nostri modi di pensare, di vivere e di organizzarci, e che quindi non è assurdo pensare che la situazione statunitense prima o poi verrà esportata anche in Italia. Questo volume descrive una realtà sconvolgente nella quale il diritto non si accontenta di contribuire alla creazione del povero ma gli si accanisce contro e lo colpisce attraverso lo strumento pensale, trattandolo sempre più come un nemico da sconfiggere. Risalta così, per rifarci al sottotitolo del saggio, «la faccia triste dell’America», la quale non è più luogo di speranza ma è divenuta patria di sconfitta esistenziale, umana, lavorativa ed economica. L’Autrice attacca un sistema di gestione della povertà che produce effetti deleteri che rischiano di sfociare nella reificazione. Ma questa situazione non è nata dal nulla: «La povertà nei ricchissimi Stati Uniti, come in molti altri Paesi, è il prodotto di scelte di politica del diritto. Si tratta di scelte che forniscono alla globalizzazione e alla liberalizzazione dei mercati gli strumenti giuridici e i fori di risoluzione delle dispute, consentendo che la corsa al ribasso nello sfruttamento della mano d’opera avvantaggi le grandi imprese e metta in concorrenza tutti i poveri del mondo, senza porre limiti etici o comunque in grado di proteggere la sopravvivenza delle persone e del pianeta».
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