Nasce la «Stampubblica», e il pluralismo?
In questi giorni alcune delle più importanti testate nazionali sono state protagoniste di una rivoluzione che segnerà una cesura nella storia del giornalismo italiano. Fulcro del cambiamento è la famiglia Agnelli (e quindi Fca, Fiat-Chrysler), che ha deciso di rinunciare alle proprie partecipazioni editoriali e di concentrarsi sulle attività automobilistiche: per questo si è liberata sia della Stampa (con Il Secolo XIX), sia del Corriere della Sera.
Il destino di questi due giornali sembra però molto diverso. Il Corriere, infatti, è rimasto temporaneamente senza padrone, e la partita per il controllo della testata, appena aperta, non lascia ancora intravedere i possibili esiti. I due maggiori azionisti, Della Valle e Cairo, che più volte hanno contestato l’azione del giornale, non sembrano per ora interessati a rilevare la quota di controllo. Difficile dire se l’abbandono di Marchionne sia positivo o negativo per il Corriere: se da un lato questo si è liberato degli interessi del gruppo Fiat, dall’altro potrebbe finire sotto il controllo di un gruppo ancora più influente.
Per La Stampa si è giunti a una soluzione diversa e discutibile: la società editoriale Itedi, cui il quotidiano fa capo, verrà incorporata al gruppo Espresso, proprietario di Repubblica. Gli interessati hanno firmato un memorandum d’intesa volto alla creazione «del gruppo leader editoriale italiano», prevedendo di giungere a un accordo definitivo entro la fine di giugno. Questa fusione porterà il gruppo a controllare il 20% del mercato italiano della carta stampata: John Elkann prevede che «la società sarà leader nel settore dell’informazione in Italia, in grado di offrire la più ampia e completa gamma di contenuti e di servizi giornalistici, in forma cartacea e digitale».
I protagonisti della vicenda rassicurano sulla qualità dell’informazione, garantiscono che le diverse testate confluite nel nuovo gruppo «manterranno piena indipendenza editoriale» e assicurano che questa scelta «renderà più efficiente l’attività gestionale e editoriale». Molti sono tuttavia i dubbi che si possono sollevare a riguardo: la fusione sembra rendere sempre più irrealizzabile la pluralità dell’informazione; d’altro canto la stampa italiana è già pesantemente influenzata da grandi gruppi economici, tanto che questo cambiamento potrebbe essere visto come una semplice conferma di antichi sospetti. Non dimentichiamo che lo scorso anno, nella classifica di Rsf, l’Italia è scesa al 73° posto quanto a libertà di stampa.