La storia degli immigrati diviene un fumetto
Se ti chiami Mohamed
Jérôme Ruillier
il Sirente – 2015 – 20 euro
L’immigrazione, è un dato di fatto, ormai è un fattore che appartiene alle nostre vite: nonostante il populismo di chi pensa e/o urla di poter mandare a casa tutti gli stranieri, l’intelligente realismo ci porta a pensare che si tratti di un «problema» insuperabile con cui dobbiamo imparare a convivere. Ispirandosi al giornalismo investigativo, Ruillier racconta – con l’immediatezza del fumetto – le umiliazioni e la precarietà che i tanti Mohamed hanno dovuto sopportare arrivando in un altro paese così lontano e così diverso da quello di provenienza. In un volume stampato con la partecipazione di Amnesty International e con il sostegno del Programma di aiuto alla pubblicazione Casanova dell’Institut français Italia e dell’Institut français/Ministéres des Affaires étrangéres et du développement international, Se ti chiami Mohamed è un graphic reportage che ci fa precipitare all’interno della vita dei tantissimi migranti che negli ultimi anni sono giunti in Europa. «Gli uomini hanno paura di ciò che non conoscono», diceva qualcuno; bene, l’opera di Ruillier è un antidoto all’ignoranza e quindi all’odio e alla xenofobia dilagante. Il palliativo del «tutto va male è colpa del più debole» pare funzionare quando la vittima (creduta carnefice), in questo caso l’immigrato, viene visto come un’entità astratta da cui prendere le distanze; l’inefficacia di un ragionamento come questo diviene evidente quando all’immigrato vengono dati un nome e un cognome, una storia, un passato e un desiderio di futuro. Questo è il lavoro socialmente utile di Ruillier: permettere al lettore di conoscere, almeno a grandi linee, ciò che accomuna la stragrande maggioranza di coloro che arrivano nel nostro paese rischiando la vita in viaggi lunghissimi ed estremamente pericolosi. Un reportage che andrebbe letto a ogni leghista, un documento che racconta cosa c’è dietro a quelli che vengono definiti, con sottile disprezzo, «immigrati».
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