La storia d’Italia attraverso Padellaro

Il Fatto personale
Antonio Padellaro
Paper First — 2016 — 12 euro (con il Fatto Quotidiano)

51ghDMP6uaL._SX321_BO1,204,203,200_Gli esordi all’Ansa, quasi vent’anni al Corriere, vicedirettore dell’Espresso, condirettore e poi direttore dell’Unità, per poi fondare e dirigere per più di 5 anni il Fatto e infine diventare presidente della società editoriale. Questa in breve la carriera, lunga 48 anni, di Antonio Padellaro, che ne il Fatto Personale si racconta attraverso le proprie esperienze lavorative.
Senza la puzza sotto il naso di quelli che credono che la propria vita possa interessare a qualcuno, il Padellaro agens non è altro che spettatore di una gran parte di storia d’Italia, passando per l’omicidio di Pasolini, Mani Pulite, il terribile quinquennio berlusconiano (2001-2006) e ora il renzismo. Con sapiente uso di ironia e con una narrazione degna del giornalista di razza — quale Padellaro è —, ecco davanti a noi quasi mezzo secolo di Italia, con le sue contraddizioni e i suoi incurabili vizi. Iniziato con una cena ad Arcore con Silvio Berlusconi e Francesca Pascale, il libro si conclude di nuovo lì, questa volta però con un viaggio nella vita dell’Autore alle spalle: «Perché insieme al vino che gli ho versato (a Berlusconi, ndr) e all’olio che gli ho passato non ho distillato neppure una goccia di estrogeni di indignazione con cui ho nutrito centinaia di miei articoli su di lui?», a questo interrogativo Padellaro fornisce presto risposta: «Avrei dovuto avvitarmi in un comizietto del tipo: lei è la rovina dell’Italia? Sarei stato ridicolo». L’ex direttore del Fatto usa se stesso come pretesto per raccontare il giornalismo italiano e la sua posizione a riguardo, riassumibile con una frase emblematica: «Sentirsi alla pari con il potere, e non sui gradini sottostanti dove stanno tutti gli altri, è la molla della professione».